Roma, 3 ago – Non bastassero i guai sulla gestione dei rifiuti (ma Roma non doveva essere ripulita entro pochi giorni?) ora ci si mette anche il programma: nuove polemiche su Virginia Raggi, nell’occhio del ciclone per aver copiato le proprie linee-guida prendendo qua e là, con più di qualche abuso di copia/incolla.
La presentazione del programma di governo della città, compito che spetta a ciascun nuovo primo cittadino, è avvenuta lunedì, davanti ai consiglieri dell’aula Giulio Cesare. Ed immediatamente partono le accuse: la Raggi avrebbe bellamente preso “spunti” un po’ da tutte le parti, mancando decisamente di originalità. “Roma Capitale – si legge ad esempio al punto 6 – è portatrice di una visione biocentrica che si oppone all’antropocentrismo specista che nella cultura occidentale ha trovato la sua massima espressione”. Bella retorica, ammesso che si capisca cosa voglia dire, che però ricalca, con identiche parole, un documento di qualche anno fa dei Verdi – una “Conferenza programmatica” del “Gruppo diritti animali” – ancora scaricabile dal loro sito.
In merito all’impegno per le nuove tecnologie, la Raggi spiega: “Il rischio di evitare, perdurando le attuali gravi carenze sulle competenze digitali è quello di uno sviluppo digitale che non migliora ma anzi peggiora le condizioni della popolazione. In termini di partecipazione democratica, di esercizio di cittadinanza, di costi dei servizi, di uguaglianza”. Anche qui, le parole sono esattamente le stesse riportate nel manifesto dell’Agenda Digitale, dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Sempre in tema, “L’amministrazione – si legge all’interno del capitolo 8 – è chiamata alla definizione di una politica industriale del territorio, individuando i settori strategici sui quali realizzare specifiche azioni di abilitazione”. Esattamente come prima, anche se la Raggi cambia, togliendole, tre parole. Non si sa mai.
Meglio non va per altri punti, come quelli sulla “smart city” per i quali, pur senza ricorrere compulsivamente al comando Ctrl+C e Ctrl+V, il neosindaco prende diversi spunti senza aver cura di cambiare neanche la sintassi. E nemmeno citare – per non dire ringraziare, giusto per educazione – chi ha redatto per primo quei documenti. Forse varrà la scusa che si tratta di concetti universalmente validi per cui è lecito riportarli, ma la mancanza di originalità denota scarsa cura dei dettagli. E un’approssimazione che Roma ha già visto troppe volte con le precedenti amministrazioni.
Nicola Mattei