Merano (Bz), 1 ago – Erano stati arrestati con l’accusa di appartenere ad una cellula jihadista, sono stati successivamente scarcerati ed ora si sono perse le loro tracce. Succede in Alto Adige, dove la scelta garantista del tribunale solleva la polemica. Gli jihadisti erano stati tratti in arresto dopo che i Carabinieri dei Ros avevano accertato contatti con il gruppo del mullah Krekar e altri sodalizi terroristi anche europei. Fra gli elementi dell’inchiesta spiccavano alcune intercettazioni di rilievo, nelle quali si parlava delle attività della cellula “Rawti Shax”, denominazione del network internazionale facente capo ad Ansar al-Islam. Fece scalpore il fatto che membri della stessa fossero arrivati in Italia come rifugiati, ottenendo anche sussidi di tipo economico e materiale.
Lo scorso maggio era poi arrivata la sentenza di primo grado da parte del Tribunale di Trento, cui erano stati girati i fascicoli per competenza, che aveva condannato quattro degli arrestati che avevano scelto il rito abbreviato. La corte aveva confermato l’accusa di terrorismo, circostanza che avrebbe imposto maggiore cautela rispetto alla posizione degli altri soggetti coinvolti nell’inchiesta. Invece no: su richiesta della stessa Procura della Repubblica, infatti, le prove non erano sufficienti a giustificare la misura cautelare in essere, disponendo dunque la scarcerazione per cinque persone. Le quali restano sempre indagate, quindi a disposizione della magistratura. O almeno in teoria: perché tutti e cinque hanno fatto perdere le loro tracce, rendendosi del tutto irreperibili.
Una situazione che ricorda, almeno in parte, quanto successo in Francia, dove è emerso che il jihadista che a Saint-Etienne-du-Rouvray ha sgozzato un parroco era stato arrestato, segnalato ma successivamente rilasciato, libero di compiere il suo gesto. Le paure di possibili ripercussioni negative sono confermate, peraltro, anche dal ministero della Giustizia che in una circolare ha messo in guardia sua possibili “azioni ostili nei confronti di rappresentanti delle forze dell’ordine, quali obiettivi da parte dello stato islamico”.
Nicola Mattei