Roma, 28 lug – Sulla home page del sito ufficiale della Clinton Foundation potrete facilmente leggere l’elenco di alcuni finanziatori della campagna elettorale di Hillary Clinton. Nulla è segreto, “l’operazione Glasnost” in salsa americana garantisce la massima trasparenza, almeno per quanto riguarda i nomi di chi ha deciso di non tergiversare troppo garantendo un appoggio economico al Partito Democratico statunitense in vista delle presidenziali. Certo poi ognuno è libero di immaginarsi ulteriori finanziatori occulti che per qualche oscuro motivo la fondazione Clinton vuole tenere nascosti. Ma se immuni da complottismi, basterà scorrere l’elenco pubblico dei filantropi decisi ad opporsi all’avvento del temuto Trump, per far notare ai democratici americani che forse qualche imbarazzo dovrebbero pur covarlo.
Uno dei primi finanziatori della campagna elettorale della Clinton è infatti il Regno dell’Arabia Saudita. Inutile specificare cosa significhi questo a livello di immagine, però qualche domanda è pur lecita: perché Riyad ha deciso di sostenere il Partito Democratico? Sono stati fatti accordi specifici con il maggior finanziatore di moschee e madrase integraliste al mondo? Nel caso di vittoria alle presidenziali, la Clinton ha garantito ulteriori canali preferenziali in ambito economico e militare ai sauditi? Da notare, ed è tutto riscontrabile sul sito della fondazione, che parliamo di un versamento da parte dell’Arabia Saudita che oscilla tra i 10 e i 25 milioni di dollari. Scorrendo il novero di donatori troviamo poi, tra i tanti gentili contribuenti, l’Emirato del Kuwait (che ha regalato alla Clinton tra i 5 e i 10 milioni di dollari), la Coca Cola Company (tra i 5 e i 10 milioni di dollari), la Rockefeller Foundation della presidente Judith Rodin, di religione ebraica (tra i 10 e i 25 milioni) e il signor Sheikh Mohammed H. Al-Amoudi, di religione islamica. Sostegno assolutamente bipartisan quindi.
Ma chi è quest’ultimo simpatico signore dal nome altisonante? Niente di meno che il secondo cittadino più ricco dell’Arabia Saudita nonché il secondo “black man” più ricco al mondo. Essendo natio dell’Etiopia, qualcuno da quelle parti ha avuto la bislacca idea di indagare su di lui. L’Ethiopian Review è arrivata inopinatamente ad indicarlo come un finanziatore del terrorismo jihadista, dovendo poi tornare sui propri passi chiedendo scusa al secondo cittadino più ricco dell’Arabia Saudita, ovviamente assolto in tribunale da questa assurda accusa. Siamo altrettanto sicuri che una volta insediatasi alla Casa Bianca, Hillary potrà mettere a tacere anche le assurde voci di chi inopinatamente ritiene il regno saudita uno dei principali finanziatori del terrorismo islamista.
Eugenio Palazzini
4 comments
Di recente hò scoperto che noi dagli stati uniti dobbiamo copiare poco,forse l’unica cosa positiva è che se là ti beccano e ti condannano vai dentro anche se sei vecchio o ricco ad esempio lo scandalo della mega truffa a wal Stret in cui Maddof ha truffato banche e risparmiatori,be è entrato in prigione nonostante i suoi 70 e più anni e con problemi di salute,per quanto riguarda le campagne elettorali americane a dire il vero gridano vendetta da ambo le parti.
L’ho già detto e lo ribadisco, se vince la Clinton scorreranno fiumi di sangue
pecunia non olet
Secondo me no. Dopo aver preso i soldi e dopo aver venduto loro armi per 5 miliardi di dollari, la Clinton e gli USA dichiareranno guerra all’Arabia saudita e, dopo averla rapidamente sconfitta, la metteranno sotto protettorato internazionale. Il passaggio dalla Siria all’Arabia sarà rapido e facile: l’americano medio non sa nemmeno dove sia la Siria e con l’aiuto della faccia di una donna come la Clinton, sarà facile far dimenticare i crimini commessi dagli USA in Siria per spostare l’attenzione sui “veri responsabili”: i Saud. Saranno loro a pagare il conto del fallimento della coalizione occidentale in Siria.