Ankara, 22 lug – Dopo gli arresti dei militari implicati nel golpe di venerdì scorso, la sospensione dei giudici e dei professori, Erdogan proclama 3 mesi di stato di emergenza nazionale con la possibilità di prorogarli per altri 3 se ce ne sarà bisogno ma si augura di poterlo revocare dopo 40/45 giorni, e, come la Francia dopo la strage del Bataclan, ha stabilito la sospensione temporanea della convenzione europea sui diritti umani.
Misure estreme ma logiche se si analizza la storia recente della Turchia di Erdogan e i fatti che hanno portato al colpo di Stato: in questo modo il Presidente ed il suo governo hanno modo di completare velocemente l’eradicazione delle ultime frange laiche dell’esercito ma soprattutto possono concentrarsi sull’eliminazione degli avversari politici di quella fazione islamica un tempo vicina al Akp rappresentata dai gulenisti, ora visti come il nemico numero uno della nazione dato che, a quanto sembra, il predicatore sunnita Gülen è stata l’eminenza grigia dietro il tentato golpe, ma forse, molto più semplicemente, si sta trasformando da marionetta degli americani ad un capro espiatorio della repressione di Erdogan, anche e soprattutto dopo che Ankara ha perso, com’era peraltro prevedibile, il braccio di ferro con Washington ed è stata costretta a togliere il blocco alla base aerea Nato di Incirlik, un evento senza precedenti nella storia dell’Alleanza Atlantica.
Le mosse di Erdogan, subito contestate dall’Europa che si dice preoccupata per l’andamento della repressione in Turchia e per la ventilata possibilità della reintroduzione della pena di morte, rappresentano quindi un tempestivo golpe politico sull’onda della reazione al fallito colpo di Stato. Bisogna essere chiari però e prendere le distanze da certe facili e semplicistiche analisi che vogliono Erdogan l’autore del fallito golpe con lo scopo di “regolare i conti” con l’esercito e soprattutto islamizzare il Paese: Erdogan non ne aveva bisogno, perché già durante i lunghi anni del suo mandato, lo stava regolarmente e lentamente facendo. Certamente questa situazione in cui si è ritrovato gli ha permesso di cavalcare l’onda e di chiudere velocemente le questioni in sospeso, ma tanto non basta per pensare che dietro il colpo di Stato di venerdì ci sia stata la sua volontà di avere una scusa per reprimere le ultime sacche di laicità e di dissenso politico.
Stato di emergenza non vuol dire però nuove leggi speciali e coprifuoco: la vita in Turchia scorre regolare, come traspare dalle immagini che ci giungono da quel Paese, tanto che ieri si è tenuta una manifestazione a sostegno del Governo in cui migliaia di persone sono scese in piazza ad Istanbul per gridare il loro odio nei confronti del “cane del diavolo Gülen” e per inneggiare a Erdogan e alla Turchia al grido di “la nostra bandiera il nostro Paese”. Le prime conseguenze sul piano internazionale di quanto sta accadendo cominciano già a vedersi: oltre agli strali europei sul rispetto dei diritti umani e sulla pena di morte stiamo assistendo ad un ulteriore riavvicinamento di Ankara a Mosca, fatto che non può che rallegrarci dal punto di vista degli interessi economici e politici di questa Europa che spesso si dimentica chi sia il vero nemico da combattere. Questo non significa parteggiare spudoratamente per Ankara, considerato il suo atteggiamento ambiguo tenuto nei confronti della situazione siriana e della lotta al terrorismo islamico, ma, forti della massima “il nemico del mio nemico è mio amico” potrebbero aprirsi scenari interessanti in futuro per la ricerca di quella stabilità nell’area mediorientale che solo la Russia sta cercando effettivamente di ottenere, seppur con i dovuti distinguo del caso.
Paolo Mauri
2 comments
“come traspare dalle immagini che ci giungono da quel Paese”
?
Cioè questo non è un articolo da un inviato?
Stiamo quindi parlando di opinioni personali…
Allora per opinioni personali, credo che l’asse Francia-Germania sia pernicioso, da anni. La politica della Sig.ra Merkel è nefasta.
Putin è un personaggio che non può essere preso sotto gamba come hanno fatto gli auto-proclamatisi portavoce dell’Unione…
L’islamizzazione e le teocrazie sono infìde. Ci vuole molta ma molta intelligenza per interagire con l’arcipelago islamico. Non credo che ne siamo dotati. Al momento. E lo dico al netto della Rabbia che provo per questi ingrati e spudorati parassiti… maomettani.
No, scrivo dall’Italia, ma ho contatti di italiani che sono in questo momento in Turchia e che mi riportano quotidianamente la situazione in quel Paese.