Roma, 15 lug – Franco-tunisino, 31 anni, autista di professione, domiciliato a nord di Nizza: è il ritratto di Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, l’uomo i cui documenti sono stati ritrovati sul tir che ha seminato morte a Nizza. I suoi vicini, oggi, lo descrivono con parole prive di simpatia, ma non a causa di una qualche sua adesione a movimenti estremisti: “Era cattivo, non ci teneva mai la porta, ci guardava male”; “Non rispondeva mai, faceva paura. Il suo sguardo era strano”. Un cattivo inquilino della porta accanto, insomma. Ma non abbastanza per trasformarlo in uno stragista.
I suoi precedenti erano per delitti comuni e di scarsa importanza. Non era un “fiché S”, cioè un individuo tenuto sotto controllo dai servizi segreti per il suo estremismo. Si sa, però, che l’uomo, padre di tre bambini, appariva “depresso e instabile” da quando si era separato dalla moglie nel 2012. In più, aveva problemi economici e a marzo era stato condannato a una breve pena con libertà condizionale per un violento diverbio in seguito a un incidente stradale. Per tutta la durata delle indagini, riferisce i-Telé, tra incidente e condanna era stato in libertà vigilata. Un raptus della follia, quindi? Forse, ma il camion era stato noleggiato da mercoledì. Inoltre il mezzo era pieno zeppo di armi e granate finte, per motivi ancora da appurare. C’era, quindi, della premeditazione nel suo gesto.
Inoltre, pur essendo descritto da tutti come un individuo non particolarmente religioso (sembra non avesse osservato neanche il Ramadan), prima di morire avrebbe inneggiato ad Allah, secondo quanto si è appreso. Mohamed era nato il 3 gennaio 1985 a Msaken, a una decina di chilometri a sud di Sousse, teatro la scorsa estate della strage sulla spiaggia affollata di turisti. Residente in Francia dal 2011, con un permesso di soggiorno ottenuto grazie al matrimonio con una franco-tunisina residente a Nizza, in realtà non sarebbe privo di frequentazioni jihadiste, almeno nella sua patria d’origine: il padre sarebbe noto come estremista islamico ed iscritto al partito islamico Ennahda. Il suo entourage familiare sarebbe composto da persone vicine al mondo dell’estremismo islamico e alcuni dei suoi parenti sarebbero stati condannati durante il periodo del presidente deposto Ben Ali per poi uscire beneficiando dell’amnistia generale del 2011. Insomma, tutta bella gente gratificata dalle “conquiste” della magnifica “primavera araba” che ha destabilizzato la Tunisia laica e ha rimesso in libertà molta feccia estremista.
Giorgio Nigra
1 commento
banalità per banalità errori e leggerezze, il politicamente corretto che ci indebolisce così caro alle Boldrini ed ai politici pro invasione è ora che vengano seppelliti. Gli islamici non saranno tutti terroristi ma tutti i terroristi sono islamici.
Necessita un più stretto controllo su moschee e centri islamici, espellere i porci islamici che si ispirano al jihadismo e quegli imam che non predicano in italiano.
Occorre inoltre ridurre l’influenza di paesi come Arabia Qatar EAU e Turchia ponendo loro sotto sanzioni anziché la Russia di Putin.