Roma, 15 lug – La recente equiparazione di Gesù Cristo ai ‘migranti’ non è soltanto l’ennesima dimostrazione di un’etica della convinzione integralmente abbracciata a discapito di ogni possibile etica della responsabilità; non è nemmeno l’ultima, triste, conferma che un’etica della convinzione fanaticamente perseguita ha come suo unico e tragico esito il fiat iustitia et pereat mundus, vale a dire il trionfo dei propri ‘valori’ ma sulle macerie del mondo. Piuttosto, questa equiparazione rientra in una lunga serie di ‘metamorfosi’ che hanno coinvolto la figura cristica, con protagonisti più o meno prestigiosi e appartenenti ad ambiti, prospettive e contesti tra loro anche profondamente diversi, ma, a mio parere, accomunati da un motivo di fondo, quello cioè, detto in maniera assai schematica, di un Cristo ‘sovversivo’, ‘ribelle’, in ogni caso immancabilmente schierato con coloro i quali, di volta in volta, sono stati considerati gli ‘ultimi’ dall’ideologia ‘progressista’ dell’epoca.
Faccio solo tre esempi, per ovvi limiti di spazio. Samuel Brandon, in piena epoca ‘contestataria’, (siamo nel 1967), presentò Gesù come una figura rivoluzionaria, vicinissima al partito antiromano degli zeloti, se non addirittura zelota lui stesso. Nell’interpretazione di Brandon Gesù era un vero e proprio capo politico, leader di un cristianesimo sovversivo e sedizioso, che sfidava l’autorità romana e, insieme, l’autorità collaborazionista degli Erodiani e dei Sadducei.
Secondo esempio: durante la rivoluzione francese nasce la figura del Gesù sanculotto ad opera di rivoluzionari come Camille Desmoulins e soprattutto Jacques-René Hébert, ossia un Gesù appartenente all’ala più estremista della popolazione parigina. Il ‘bravo sanculotto’ Gesù nasce, insomma, in un contesto segnato non semplicemente dall’anticlericalismo, quanto piuttosto da una irreligiosità blasfema, volgare e ‘iconoclasta’1, di cui si farà portavoce proprio Hébert, uno dei leader dei sanculotti parigini, destinato per il suo estremismo ad essere ghigliottinato durante il Terrore. Tutto ciò può sembrare un paradosso, ma non lo è affatto. Come non è paradossale ritrovare Gesù in un Dizionario degli atei redatto da Sylvain Maréchal, un ateo aderente alla protocomunista ‘Congiura degli Eguali’ guidata da Gracco Babeuf, sempre durante la rivoluzione francese.
Terzo esempio: Nicolò Lombardo, uno dei capi della rivolta siciliana di Bronte del 1860, poi vittima insieme ad altri tre della repressione ordinata da Bixio, è stato definito un ‘Cristo comunista’2. Anche qui, nessuna meraviglia; per molto tempo l’egemone storiografia marxista ha letto il processo risorgimentale come un classico esempio di ‘rivoluzione tradita’ e in particolare le vicende meridionali dalla prospettiva della lotta di classe, con un contadinato sfruttato e oppresso, ‘naturalmente’ bisognoso di un ‘messia’ che lo guidasse sulla via dell’emancipazione e del riscatto.
Giovanni Damiano
1 Cfr. M. Crapez, La gauche réactionnaire. Mythes de la plèbe et de la race dans le sillage des Lumières, Berg, Paris 1997, p. 11.
2 Cfr. L. Riall, La rivolta. Bronte 1860, Laterza, Roma-Bari 2012, p. 7.
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Sempre eccellente Damiano. Mai prolisso, sempre essenziale e sul punto. Delizioso l’accenno alla banditaglia anti-risorgimentale. Anche qui storiografia marxista e neo-bArbonica vanno a braccetto e, purtroppo, pure qualche improvvisato maître à penser di casa nostra si è negli anni bevuto la fòla della “rivoluzione tradita”…
La figura di Gesù Cristo è di per sè stessa simbolo della sovversione. Sovversione dei valori fondanti della Tradizione, valori propri delle civiltà Indo-Arie. Come giustamente ci ricorda J. Evola in “Rivolta contro il mondo moderno”: è il Gesù che cavalca l’asino, ossia l’animale che rappresenta il dominio delle forze infere. Lo stesso Gesù che veniva rappresentato dai Romani come crocifisso e con la testa d’asino. Quindi perchè stupirsi se durante i secoli è stato il simbolo di tutte le sovversioni all’Ordine Cosmico e ad una visione realmente spirituale e Tradizionale?
Esiste anche una visione gnostica di Cristo, ed è quella dell’eone sceso in questo mondo per aprire gli occhi agli uomini, tenuti prigionieri dal Demiurgo, affinché si ribellino al finto dio e riescano a sfuggire alla legge di causa-effetto.
Nostro Signore Gesù Cristo, pronunciò queste due frasi: ‘Il mio regno non è di questo mondo’ e ‘Date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio quel che è di Dio’, che smentiscono tali interpretazioni sovversive.
Che lì in Cielo abbiano pietà di noi stupida umanità autoincoronata dio di se stessa…