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La ricetta inglese per il dopo Brexit: tasse sulle imprese giù al 15%

by Giuseppe Maneggio
3 comments
George Osborne

George Osborne, membro del partito conservatore e cancelliere dello Scacchiere britannico, corrispondente al nostro ministro delle Finanze

Londra, 5 lug – Per il dopo Brexit si aprono scenari molto interessanti. Stando a quanto riportato dal Financial Times, il ministro delle Finanze britannico George Osborne sta lavorando per portare le tasse sulle imprese al 15 per cento – contro il 20% attuale – in modo da attrarre investimenti aziendali. Una mossa di dumping fiscale nei confronti dei paesi appartenenti all’Ue che porterebbe la Gran Bretagna sui livelli di fiscalità della vicina Irlanda – dove le tasse per le imprese sono al 12,5 per cento – e su scenari ben più attraenti della Svizzera.

Lo paura della recessione, per certi versi infondata, e alimentata ad arte dai media, sta producendo degli effetti tutti da studiare e di cui approfittare per chi è in cerca di nuovi investimenti. Certamente questa mossa rappresenterebbe l’ennesimo scacco ad un’Unione europea imbalsamata e impolverata: si creerebbe un nuovo paradiso fiscale in quella che era fino a pochi giorni fa la principale piazza finanziaria d’Europa.

Come se non bastasse, nei prossimi giorni la Banca d’Inghilterra deciderà se confermare l’incremento dei requisiti di capitale imposti agli istituti di credito tagliando i tassi per facilitare i prestiti alle imprese. Liquidità agevolata da parte della banca centrale britannica in proporzione alle erogazioni di credito.

Il fatto di non avere più obblighi imposti dai burocrati dell’Ue sta peraltro spingendo Londra verso accordi commerciali bilaterali con la Cina e a spingere sull’acceleratore della grandi opere pubbliche a cominciare dalla linea ferroviaria HS2 verso il nord dell’Inghilterra. Osborne presenterà questo piano al nuovo premier visto che Cameron lascerà l’incarico a ottobre.

Il cambio della sterlina, favorevole nei confronti dell’euro, unito a quanto riportato sopra, porterebbero uno slancio economico senza precedenti per la Gran Bretagna confermando le politiche fallimentari imposta da Bruxelles agli altri paesi europei. Per buona pace di tutti coloro che avevano previsto disastri apocalittici e la fine del mondo.

Giuseppe Maneggio

 

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3 comments

Pietro Frignani 5 Luglio 2016 - 11:12

Nonostante che il modello britannico non mi ispiri fiducia,questa mossa indica che se fuori dall’euro e eurozona si può crescere più facilmente.

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Paolo Insanity 6 Luglio 2016 - 9:38

Nella mia weltenschauug qualunque nazione abbia il coraggio e la forza di opporsi “all’Unione delle banche Europee” è degno di fiducia. Il Regno Unito, a differenza della Grecia che ha solo scherzato, sta cercando una soluzione al tentativo di boicottaggio e al terrorismo del mercato finanziario. Non conosco i meccanismi che stanno dietro all’economia e alle “borse”, ma mi viene difficile credere che se rimani fedele vassallo delle banche (i tuoi cittadini muoiono di fame ma…) la tua economia resta (in un declino) costante. Mentre se esci dall’UE la tua economia crolla. Come detto non conosco i meccanismi dell’economia e quindi non sono in grado di stabilire se la manovra pensata da Osborne sia valida e risolutiva per il benessere del suo paese, ma so per certo che investire sulle imprese e riattivare il mercato interno serve molto di più che alzare le tasse a persone che non lavorano e a chi un lavoro potrebbe darglielo.

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Leon 7 Luglio 2016 - 5:47

Perché “dumping fiscale?”
Se gli altri paesi europei taglieggiano i propri imprenditori, non vedo perché i britannici si dovrebbero adeguare e emularli.

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