Roma, 4 lug – Correnti, caos nelle nomine, richieste di autonomia, scontro tra dirigenti locali e vertici nazionali. Verrebbe da dire “cari 5 Stelle, benvenuti a Roma”. O meglio, benvenuti tra i gangli di quella politica che fino a qualche anno fa al massimo si meritava un bel “Vaffa” e la faccenda finiva lì. Governare è un’altra cosa e se ne sta accorgendo Virginia Raggi, che a quasi un mese dalla storica vittoria pentastellata al Campidoglio, si ritrova con una Giunta capitolina ancora in alto mare. Un caos che l’avrebbe condotta a “staccare” del tutto nella giornata di ieri, passata in campagna col figlio, dopo i giorni precedenti in cui lo stress deve aver superato abbondantemente la soglia di sopportazione. Tanto, che secondo quanto riportato da un’indiscrezione del Corriere della Sera, la “sindaca” sarebbe addirittura arrivata a minacciare le proprie dimissioni a Grillo se non le fosse stata riconosciuta la dovuta autonomia.
Proprio in questi giorni infatti dovrà affrontare la “battaglia” con i vertici romani del partito (ops, Movimento). Gli schieramenti sono abbastanza delineati e guidati entrambi da due “pasionarie”: da un lato colei che è sempre stata “avversaria” della Raggi, quella Roberta Lombardi sponsor dell’uomo di punta su Roma del M5S, quel Roberto De Vito capolista al Comune (in grado di raccogliere ben 6.600 preferenze) la cui nomina come vice sindaco (voluta da Di Battista proprio per mettere pace tra i due schieramenti) sembra ormai sfumata. Dall’altro lato la verace Paola Taverna, anch’essa poco propensa a lasciare troppa autonomia alla neo “sindaca”. Al centro della partita ci sono ovviamente le nomine degli assessori, del capo di Gabinetto e di tutto quello che concerne il “governo di Roma”. Le due nomine che la Raggi aveva fatto in modo “indipendente” sarrebero infatti già sfumate: parliamo di quella a capo di Gabinetto di Daniele Frongia (fedelissimo del neosindaco) e dell’alemanniano Raffaele Marra come vice capo di Gabinetto.
Entro il 7 luglio bisognerà trovare una quadra sulle nomine. A sbrogliare la matassa ci penserà Luigi Di Maio, ormai assurto al ruolo di grande mediatore dopo che Di Battista ha preferito mettersi un po’ da parte. Tanto che Di Maio avrebbe portato a cena fuori la Raggi, non per motivi galanti ma per ricucire lo strappo con Grillo e attenuare la pressione di Lombardi e Taverna. Colui che probabilmente sarà il futuro candidato premier dei 5 Stelle sta lavorando per portare in Giunta Laura Baldassarre, dirigente Unicef ed ex Garante per l’Infanzia. Altro nome voluto da Di Maio è quello di Marcello Minenna, dirigente Consob che a cui potrebbe spettare un assessorato, ma anche un ruolo più “tecnico”, come capo di Gabinetto o ragioniere del Comune. In ogni caso la prima grande prova amministrativa dei 5 Stelle non parte con i migliori auspici: la ragnatela della politica romana rischia seriamente di intrappolare la “brava ragazza” Virginia Raggi.
Davide Di Stefano
1 commento
ma andate a quel paese e dite la verità una buona volta