Roma, 3 lug – Che uno dei migliori film di guerra di sempre sia in realtà un film sull’amicizia e sulla lealtà è qualcosa che la dice lunga: sia sulla guerra che sull’amicizia. In America non capirono nulla e giudicarono Il Cacciatore (The Deer Hunter) come una pellicola “retorica, patriottica e fascista”. Il regista, Michael Cimino (i suoi genitori erano emigrati da Soriano del Cimino: è morto in queste ore, a 77 anni) ci era abituato. Il suo L’anno del Dragone verrà giudicato “razzista” per la descrizione spigolosa e disturbante della comunità cinese, Una calibro 20 per lo specialista sarà descritto come “maschilista e misogino”. Lui, però, se ne fregava: “Mi hanno chiamato in ogni modo: omofobo, fascista, marxista, razzista. Non me ne frega niente. Non ho alcuna reazione, non leggo le recensioni, né le migliori né le peggiori. Potete chiamarmi come volete”. Se ne fregava talmente tanto, di ciò che accadeva intorno a lui, che dopo il successo del Cacciatore (nove nomination agli Oscar e cinque statuette vinte) era riuscito a far fallire la United Artists sforando clamorosamente il budget per il suo film successivo, I cancelli del cielo, megaproduzione e megaflop.
Il successo del Cacciatore non sarà più ripetuto. Quel film, però, resta negli annali come una delle opere più visivamente potenti degli ultimi decenni. La critica militante non la prese bene, perché il film mostrava il sadismo dei vietcong, intenti a torturare i prigionieri sotto al ritratto di Ho Chi Min. Un dettaglio che fece passare in secondo piano persino la trovata spaesante di rappresentare le contraddizioni dell’America profonda attraverso lo sguardo di una comunità di immigrati russi, per di più operai in un’acciaieria, e tutto questo nel 1978, in piena Guerra Fredda.
Ma Il Cacciatore non è un film politico. Non, almeno, nel senso dell’impegno, della “denuncia” e tutte queste frottole qui. È un film sull’uomo: l’uomo di fronte a se stesso, agli altri, al mondo. Sull’uomo che uccide e sull’uomo che si aiuta. Le due cose non sono così lontane, conta solo farlo bene, farlo con lealtà. Devi guardare negli occhi il cervo e abbatterlo, se ne sei capace, con un solo colpo. Devi guardare negli occhi i tuoi amici, quando affondano nella melma o nelle loro ossessioni. Un film sull’amicizia, quindi. Si dice che De Niro abbia pagato il necessario per permettere a John Cazale, malato di cancro, di lavorare quando nessuna assicurazione avrebbe garantito per lui. Cazale, il magnifico Fredo del Padrino, girerà le sue scene per primo, poi morirà prima di vedere il film al cinema. È bello immaginare il cast e il regista, che di lì a poco sarebbe piombato in un uno stato allucinato simile a quello di Nick/Cristopher Walken, che saluta l’amico bevendo vodka e cantando.
Adriano Scianca
6 comments
Quando uscì la notizia che in un cinema di Roma in cui si proiettava “Il cacciatore” il pubblico aveva esultato alla scena in cui De Niro spara in fronte all’ufficiale viet, capimmo che il vento stava girando e che gli anni ’70, con tutta la loro merda comunista, volgevano al termine. Provo la stessa sensazione adesso: questo è stato il decennio dei finocchi e dell’invasione dell’Occidente da parte delle razze vili. Gli anni ’10 stanno finendo, camerati: la ruota gira, panta rei.
Non conoscevo il film, ma ringrazio Scianca e mi rifarò.
Il “Cacciatore ” insieme ad Arancia Meccanica , sono i film che più amo.
splendido e coinvolgente, mi affascino la scena di De Niro, sprezzante e sorridente davanti alla morte, il vietcong rimaneva annichilito nel vedere tanto coraggio e distacco dalla morte, una sfida gueriera alla msignora morte, un po’ ricordava la sfida a scacchi in settimo sigillo.
Visione eroiche della vita, vissuta come sfide perenne contro la signora Morte.
Eroici , sprezzanti, generosi e strafottenti, sempre sorridenti anche davanti al mondo che crolla e alla vita che ti sfugge via tra le dita, soffri solo quando un tuo camerata ti muore tra le braccia e non sei capace di fermare la vita, che scivola tra le tue dita come acqua inafferrabile.
il signor martino non si merita di avere visto il cacciatore perchè non ha capito un cazzo.
Sfiga, l’ho visto, e tu non puoi farci nulla. Soprattutto, non puoi far nulla contro l’ineluttabilità di quello che ho detto. 😀
vilma puggioli, rientra nel tuo centro sociale..per favore.