Roma, 19 giu – L’accusa è grossa e, anche se le notizie a cui fa riferimento sono note da circa un mese, a lanciarla pochi giorni fa è il quotidiano spagnolo El Mundo: “Italia, il paese in cui spariscono i bambini”. Un titolo forte che fa riferimento alle cifre diffuse a fine aprile dal Ministero del Lavoro, in relazione ai minori stranieri non accompagnati giunti in Italia e di cui non si conosce più la sorte. Una percentuale allarmante, appunto, pari a circa il 30% della cifra totale.
La retorica è quella trita e ritrita dell’Italia paese fuori dalla normalità, stantia e francamente insopportabile, non solo per ragioni di patriottismo, ma anche per il tono che sa di superiorità morale ed il giudizio politico implicito che la accompagna: “In un paese normale, se un bambino scompare, partono le ricerche. In Italia, no. Se il bambino è un immigrato e scompare, le autorità se ne lavano le mani”. Un giudizio pesante, che tenta di far passare il solito messaggio degli italiani in apparenza brava gente ma sotto sotto un po’ razzisti. E va bene il lassismo, va bene la disorganizzazione, va bene anche l’autocritica, ma sembra francamente eccessivo per un governo che sta praticamente aprendo le porte agli immigrati e per un paese finora ha affrontato l’emergenza quasi da solo. Ma, a parte i toni, lo scandalo in questo caso è più che legittimo e non fa che confermare quanto l’approccio immigrazionista della politica, dei media e dei salotti ‘intellettuali’ italiani sia pericoloso e complice di tutto questo.
Del resto, il fenomeno non è circoscritto al nostro paese, come spiega El Mundo: “Europol calcola che circa 10mila minori stranieri non accompagnati potrebbero essere caduti nelle mani delle organizzazioni criminali, soprattutto in Italia”. Ma, come anticipavamo, a proposito del nostro paese, era stato lo stesso governo italiano, lo scorso 30 aprile, a spiegare che su 1196 bambini somali giunti nella penisola, soltanto di 638 si conosceva la collocazione, appena il 34,7%. Nessuna notizia, sempre secondo fonti ministeriali, anche di 471 bambini afgani (il 66,9% del totale), di ben 1077 minori eritrei (56%) e di 1187 (32%) egiziani. Si tratta – aggiunge il giornale iberico – di bambini che spesso fuggono dai centri d’accoglienza, magari per provare a raggiungere parenti oltre confine, nel nord Europa. Facili prede che, infatti, cadono spesso nelle mani della criminalità. A volte, come nel caso di tanti egiziani, minori costretti a ripagare con il lavoro le spese per il viaggio. In pratica, potenziali schiavi. Ecco cosa genera la politica delle porte aperte e dell’accoglienza, tra le altre cose. Su 16,747 minori non accompagnati registrati, non si sa nulla di 5.099 bambini, il 30,4% del totale.
Emmanuel Raffaele
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ricontrollate i conti sui somali: 638/1196=53,3%