Roma, 3 giu – Litigano. Di nuovo. Faranno la pace. Di nuovo. La telenovela Salvini-Berlusconi si arricchisce di una nuova puntata. Per la chiusura della campagna elettorale di Stefano Parisi, il candidato a sindaco di Milano del radioso centrodestra unito e felice, la fotocopia politica, sociale e persino estetica del suo rivale Beppe Sala, il leader leghista e l’ex premier non si incroceranno.
Niente nuova foto di Bologna, quella con Salvini, Meloni e Berlusconi che si abbracciavano. Il segretario del Carroccio celebrerà il candidato moderato intorno alle 19, poi partirà alla volta di Varese. Alla stessa ora Berlusconi sarà a Roma, per tirare la volata ad Alfio Marchini. A Milano ci arriverà non prima delle 21.30. Puri problemi di logistica? Non sembrerebbe.
Perché nel frattempo Berlusconi se n’è uscito con un’altra sparata delle sue. Ospite di L’aria che tira, su La7, ha detto che se al referendum costituzionale di ottobre prevalessero i no, “Forza Italia è pronta per un governo di unità nazionale. Anche con il Pd. Forza Italia non è soltanto disponibile, ma è necessario che lo faccia”. Quindi se Renzi andasse incontro al più clamoroso degli autogol, il pensiero di Berlusconi è di tirargli una ciambella di salvataggio. È davvero questa la soluzione condivisa dal centrodestra? Ovviamente no, e infatti Salvini è stato costretto a ribadire: “Che gli italiani votino. Non ne possiamo più di presidenti non eletti, Monti, Letta, Renzi… Lo capisca anche Berlusconi: nessun accordo, nessun inciucio, elezioni subito, come Lega siamo pronti anche domani”. Il leader leghista lo dice come se si trattasse di un tema minore, di una questione marginale, di quelle da liquidare con “la libertà di coscienza”. Si tratta, invece, della posizione da tenere rispetto al governo di centrosinistra. Come può uno schieramento non avere una posizione chiara su una cosa del genere? Cos’altro deve dire Berlusconi per essere lasciato a se stesso dal blocco sedicente sovranista, da quelli che guardano a Hofer e Le Pen?
Ma sappiamo bene come finirà: qualche schermaglia a distanza, poi la pace, poi mugugni, poi progetti separati, poi nuove foto insieme, poi vertici unitari, poi riunioni separate, e così via, in pieno stile bossiano. C’era una volta il sovranismo (e in realtà c’è ancora, solo che non è più di casa nella Lega).
Adriano Scianca
1 commento
Bè, Berlusconi e Salvini hanno dei punti comuni per stare insieme: leggasi cadreghe da spartire!