Roma, 26 mag – Staccato in modo consistente dalla Raggi in tutti i sondaggi Roberto Giachetti ha deciso di battere i grillini in almeno un settore: quello di chi fa gli spot elettorali più improbabili. Il candidato sindaco per il Partito democratico al Comune di Roma ha quindi puntato a ironizzare sugli spot elettorali troppo costruiti per rilanciare, invece, l’idea del candidato vero, che si occupa dei problemi concreti. Lo spot inizia con tono solenne e musica ispirata. Giachetti, in mezzo a dei giovani, guarda fisso nella telecamera e scandisce: “Ora tocca a te, il tuo voto è la linfa del cambiamento, il motore della rinascita. La lettera d’amore a una città abbandonata…”.
Poi, però, la musica si ferma e Giachetti cambia tono, rivolgendosi stavolta alla troupe che sta girando il promo: “No ragazzi, fermi tutti. A Francé, de che stamo a parlà? Ma io sto in mezzo alla gente a parlà di programma, di buche, di Olimpiadi. Devo sta a pensà alla lettera d’amore a una città abbandonata? Ma che so’ n’attore io, è ‘na telenovela?”. Insomma, un’idea ironica per marcare una distanza da chi si occupa troppo di conunicazione e poco di sostanza. C’è, tuttavia, chi fa notare come l’idea non sia del tutto originale. E rispunta fuori lo spot del candidato alle primarie in Puglia del centrosinistra Guglielmo Minervini, girato nel 2014. Dopo un montaggio di errori, papere e vuoti di memoria, Minervini dice nel video: “Io le cose finte non le so fare. Non le so fare nella vita. Nella Politica. Non le ho fatte in questi anni. E non le farò mai. Semplicemente non mi vengono. Così come non mi è venuto questo video”. Adesso lo stesso Minervini ha postato sulla sua pagina Fb: “Roberto Giachetti, ti ringrazio per l’omaggio, ma forse era meglio scriverla la lettera d’amore per la città #fassinasindaco”.
Proforma, l’agenzia di comunicazione che cura la campagna di Giachetti, ha però risposto punto su punto: “Lo spot di Minervini nasce con l’intento di fare un classico spot elettorale, con un normale monologo del candidato. Ma poi gli autori e il candidato, si rendono conto che il ‘sermone’ non avrebbe funzionato e puntano sul collage di take sbagliati. Lo spot di Giachetti invece, già in partenza ha l’obiettivo di dissacrare gli stereotipi dello spot elettorale classico. In comunicazione, essere originali è un optional, essere efficaci un dovere”.
Giuliano Lebelli
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patetico