Roma, 24 mag – Dopo aver twittato il twittabile e presenziato al presenziabile della sinistra antagonista in cerca di qualche voto in più, Stefano Fassina prova ad alzare la posta: Roberto Giachetti ha bisogno dei suoi elettori (e non è detto che bastino per battere la Raggi). E l’ex sottosegretario lo sa, quindi fa il prezioso.
Riammesso per la corsa al Campidoglio, L’esponente di Sinistra Italiana pone un freno alle speranze di una confluenza di voti verso il Pd in caso di ballottaggio. “Le distanze programmatiche con il Pd sono enormi. Giachetti propone di tornare alla Roma degli anni Novanta e Duemila. Quella Roma che ha costruito periferie insostenibili ed ha contribuito ad aumentare le diseguaglianze. Non ci sono le condizioni per una convergenza programmatica”, ha detto Fassina. “Nessuno dei candidati in campo – ha detto – nè Giachetti nè gli altri, mette al centro del proprio programma le drammatiche condizioni sociali di Roma. Non ci sentiamo sostituiti o sostituibili da nessuno dei candidati in campo”. Ma guai a farlo passare per un candidato di “disturbo”, uno che si presenta solo per fare un disturbo al Pd e magari farlo perdere di fronte all’avanzata trionfale grillina: “Noi siamo in campo per dare un governo di radicale discontinuità a Roma, questo è il nostro obiettivo. Vogliamo che al centro delle politiche ci siano i cittadini e non gli interessi particolari che nell’ultimo quarto secolo hanno segnato negativamente la città, a partire dalle periferie. Parliamo alla metà della città che non mi va a votare, parliamo al popolo della sinistra abbandonato dal Pd, che è sempre più vicino a interessi più forti del paese”.
Il Pd in cui Fassina è stato fino a ieri e di cui ha appoggiato varie nefandezze, diventa a un certo punto un partito invotabile. Ovvio che si tratti di un gioco delle parti. Poi, per battere il ferro finché è caldo, in tempi di polemiche coi partigiani, Fassina ha risposto poi alla Meloni, che ha di nuovo proposto una via per Giorgio Almirante qualora diventasse sindaco. Ma Fassina non ci sta: “Penso sia offensivo per Roma città aperta. Non solo perché guardiamo al passato ma per un presente dove ci sono sempre più messaggi di odio e intolleranza contro i migranti, i gay, chi è in disagio sociale. Penso sia una proposta che a mio avviso non può essere accettata”.
Giuliano Lebelli