Roma, 10 mag – Qualche settimana fa avevamo notato come la figura di Adolf Hitler rappresentasse, per la società attuale, il centro di un vero complesso eternamente riemergente, un nodo mai sciolto dell’inconscio collettivo. Una vera miniera d’oro per artisti furbastri in cerca di provocazioni ben retribuite. È il caso di Maurizio Cattelan e del suo “Him”, la statua di un bambino in ginocchio, di spalle, devotamente immerso nella preghiera e messo di spalle, ma il cui volto ha le sembianze di quello del cancelliere tedesco.
Quest’opera, che mescola nel modo più scontato il diavolo e l’acqua santa, i riferimenti socialmente collegati al bene (il bambino, la devozione) e quelli tradizionalmente associati al male (il nazismo), è stata venduta all’asta a New York per 17 milioni di dollari. L’opera, di cera e resina, realizzata nel 2001, era valutata tra i 10 e i 15 milioni di dollari. Finora Cattelan non aveva mai incassato più di 8 milioni di dollari. Nel 2012, 10 anni dopo aver realizzato “Him”, Cattelan lo collocò nel ghetto di Varsavia, suscitando un mare di polemiche. Che poi sono esattamente quelle che cerca l’artista.
Invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia, nel 1993, Cattelan, invece che esporre una sua opera originale, affittò il proprio spazio espositivo a una agenzia di pubblicità, che lo utilizzò per scopi commerciali durante l’evento. Nel 1999 raffigurò papa Giovanni Paolo II a terra colpito da un enorme meteorite. Nel 2004 espose tre bambini-manichini impiccati a un albero di Porta Ticinese a Milano, che dopo poche ore causarono l’atto di sdegno di un passante che tenta la rimozione ferendosi lievemente, nonché attirando l’attenzione dei media. È la solita truffa dell’arte contemporanea, ridotta ormai al livello nannimorettiano del “mi si nota di più se…”. Ma se la cosa frutta 17 milioni di dollari, complimenti al provocatore e fessi i provocati.
Adriano Scianca
1 commento
Cattelan – che peraltro è una persona intelligente e simpaticissima – artisticamente è un bluff, come tutti i fenomeni artistico-mediatici contemporanei, da Hirst a Bansky. Il merito di Cattelan è quello di saperlo benissimo di essere un impostore di ridersela sotto i baffi. D’altro canto, degli imbecilli disposti a pagare tanto per un pupazzo meditano davvero di essere presi per il culo.