Roma, 2 mag – Sul futuro del centrodestra aleggia la Grande Supercazzola. Si tratta del triplo salto carpiato grazie al quale, in men che non si dica, la destra istituzionale capitolina potrebbe aver trovato un candidato unico da presentare alle comunali. Che poi sia un candidato di sinistra e di famiglia partigiana, poco conta.
La liquidazione dell’impresentabile Bertolaso da parte di Berlusconi è stata una mossa i cui effetti vanno ancora valutati. Bizze da vecchio leader in disarmo o machiavellismo di prim’ordine? Intanto il Cav ha già portato su Marchini Francesco Storace e Alessandra Mussolini, due nomi non di primo pelo e non sulla cresta dell’onda, ma che per motivi imperscrutabili hanno ancora un peso rispetto a certo elettorato. Con questa mossa, il quadro è totalmente cambiato: la Raggi ha preso il largo (27,5%), mentre i sondaggi danno, alle sue spalle, una corsa a tre Meloni-Marchini-Giachetti. Tutti più o meno attestati sul 20%. Il che significa che paradiso e inferno distano solo una manciata di voti. Non tanto per Giachetti, candidato più o meno perché nessuno, nel Pd, aveva il coraggio di metterci la faccia dopo la tragicommedia Marino. Non tanto per Marchini, che non è politico di professione e se perde tornerà a fare ciò che faceva prima, cioè il palazzinaro. Ma la Meloni si gioca molto, moltissimo. Arrivare seconda e puntare alla santa alleanza anti-grillina al ballottaggio è un conto, arrivare quarta in quella che è la sua città, in cui ha un minimo di radicamento e popolarità, potrebbe significare la morte politica.
Ed è per questo che sono in corso le grandi manovre per evitare l’infausta ipotesi. Secondo voci insistenti, infatti, la Meloni potrebbe ritirasi dalla competizione per il Campidoglio. È da vedere il come e il perché di una mossa che avrebbe del clamoroso, soprattutto dopo il veto che Fratelli d’Italia pose a suo tempo su Marchini. Ma il centrodestra italiano ci ha abituato a questo ed altro. Prendiamo Salvini: uno che attacca Berlusconi a corrente alternata. Qualche giorno fa l’ex premier era diventato un sostenitore di Renzi in quanto ricattabile a causa delle sue aziende. Un’accusa forte: come fai a fidarti di uno che ha degli interessi che condizionano le sue scelte politiche? Ce n’è abbastanza per rompere definitivamente. Ma la rottura definitiva con Berlusconi non è arrivata e non arriverà mai: è solo il gioco del bastone e della carota. Appena qualche ora dopo, infatti, Salvini dichiarava al Tg1: “Il mio avversario è Renzi. Non ho avversari amici”. Non mancava la conferma del sostengo ad Arturo Parisi su Milano. Ma come, se l’avversario è Renzi, chi tiene in ostaggio il centrodestra sostenendo Renzi per interessi privati (era questa la tesi di Salvini su B.) come deve essere chiamato? Niente, l’aria è già cambiata. Ora tira una brezza leggera. A Roma lo chiamano “Ponentino”. È il vento che rinfresca gli aperitivi in centro, gli accordi sotto banco, il chi te lo fa fa’. La Grande Supercazzola avanza a vele spiegate.
4 comments
Mah, se facessero questa altro cambiamento di corsia meriterebbero un schiacciante sconfitta almeno per il decoro e la dignita’ di persone che certamente non hanno dimostrato di avere.
questa è gente abituata al triplo salto carpiato all’indietro…
la colpa è anche dell’italiano medio che da anni è inaffidabile: o vota male o non va a votare, creando ingovernabilità.
Fanno rimpiangere Marino……