Damasco, 29 apr – Tutto si può dire tranne che al senatore repubblicano Richard Black manchi il coraggio. Ricevuto ieri a Damasco dal presidente siriano Assad non ha avuto alcuna remora nel condannare il proprio governo: “I terroristi che agiscono in Siria contro il legittimo governo di Bashar al-Assad e contro il popolo siriano sono sostenuti dagli Stati Uniti”, ha detto Black. “Questi terroristi – ha poi aggiunto il senatore Usa – oltre che dal nostro governo sono aiutati da Francia, Gran Bretagna, NATO, Unione Europea, e dagli stati del Golfo. Uomini armati di tutto punto che stanno distruggendo la civiltà. Nel loro desiderio di rovesciare quella laica nazione libera in Medio Oriente che è la Siria, hanno causato distruzione e devastazione. Sono orgoglioso di essere qui con Assad, sarò la voce del popolo e del governo siriano negli Stati Uniti”.
Parole pesantissime quelle di Black, che intervistato dall’agenzia di stampa Sana ha poi precisato come la crisi in Siria è stata progettata dai governi occidentali attraverso i propri servizi di intelligence. Il senatore repubblicano che nei giorni scorsi ha fatto visita a Palmira e Homs, si è poi recato nei campi profughi interni dove il governo siriano assiste gli sfollati dalle zone di guerra. Prima di essere ricevuto dal presidente Assad è stato inoltre ospite del Gran Muftì di Siria.
Incontri avvenuti proprio nei giorni in cui in una base in mano alle forze curde, a Rmelian nella provincia di Hasakah, zona nord-orientale della Siria, giungevano i primi 150 soldati delle forze speciali statunitensi. Ne arriveranno altri 100 nei prossimi giorni, stando a quanto dichiarato dalla Casa Bianca. A riguardo il governo siriano ha le idee chiare, si tratta di un deliberato “atto di aggressione” da parte degli Stati Uniti. Nonostante l’invio dei propri soldati deciso unilateralmente da Washington, è il governo americano ad avere le idee poco chiare. Proprio ieri il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Ashton Carter ha precisato: “I nostri soldati e le forze speciali in Iraq e Siria sono in combattimento, credo si debba dirlo chiaramente”. Carter ha di fatto contraddetto l’amministrazione Obama, che nei giorni scorsi aveva ammesso che i militari americani non sono impegnati in Siria nei combattimenti contro l’Isis. A questo punto viene da chiedersi: se i soldati Usa non sono al fianco di Assad e allo stesso tempo non combattono i terroristi, cosa ci fanno in Siria? Mentre 400 civili sono stati uccisi da lunedì ad Aleppo dalle bombe degli arsenali occidentali che riforniscono i terroristi “moderati”, il senatore Richard Black una risposta sembra averla.
Eugenio Palazzini