Berlino, 18 apr – Domani è atteso un importante incontro tra l’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl e il primo ministro ungherese Viktor Orbán. L’appuntamento, che avrà luogo nella residenza privata di Kohl a Oggersheim, ha già suscitato più di un malumore tra le fila della Cdu: nella crisi europea causata dall’invasione di immigrati, Orbán si è sempre più profilato come l’anti-Merkel per eccellenza. Inevitabile, dunque, che i compagni di partito di Kohl e della Merkel abbiano interpretato il gesto del venerando “cancelliere dell’unificazione tedesca” nonché “cittadino onorario d’Europa” come una sonora bocciatura delle politiche immigratorie volute dalla cancelliera di ferro ma dalle frontiere di burro.
In effetti, Kohl intrattiene rapporti di lunga data con il più giovane Orbán. E le sue dichiarazioni sono inequivocabili: «La soluzione del problema dei profughi è da trovare nei Paesi di provenienza, non in Europa. L’Europa, infatti, non può diventare una nuova patria per milioni di persone in difficoltà in tutto il mondo». Kohl critica poi esplicitamente la Merkel in quanto avrebbe varato le politiche dell’accoglienza prendendo «decisioni in solitaria», ossia senza consultare gli altri Paesi membri dell’Unione europea. Tradotto per gli allergici al politichese: la Merkel ha deciso tutto da sola, senza reale consenso, in modo arbitrario e unilaterale. Non male come bordata.
Kohl motiva così la sua posizione: gli immigrati provengono «da contesti culturali differenti dal nostro, professando in larga misura un credo diverso da quello giudaico-cristiano, su cui invece si fondano i nostri valori e il nostro ordine sociale». Per il premier ungherese, invece, solo parole al miele. Di più: sulla questione europea «mi trovo d’accordo con il mio amico Orbán». Insomma, sempre tradotto alla buona: ciò che serve all’Europa è la chiusura delle frontiere e l’innalzamento dei muri. Perché, chiosa sempre Kohl, «ne va della nostra esistenza».
Giovanni Coppola