Arezzo, 4 apr – Il politicamente corretto non si dà pace quando in tempi come questi, tempi di esclusione degli italiani e di inclusione degli stranieri, in un comune toscano, ma in cui il PD e altri sodali hanno perso la maggioranza, si verifica, com’è avvenuto ad Arezzo, che è italiana la prevalenza numerica dei nuclei familiari aventi i requisiti per ottenere i punteggi sufficienti ad iscrivere i bambini agli asili pubblici. Quando succede una cosa così, in un grumo di scuole per l’infanzia, il politicamente corretto perde letteralmente la testa, messo dinanzi alla legittima evidenza di una graduatoria in cui l’81% degli aventi diritto risultano essere bambini di cittadinanza italiana. Questa graduatoria diventa una bassezza xenofoba, un’onta da lavare a spese dell’assessore titolare alle Politiche Sociali. La sincerità della fede cristiana della quale si studia bene di mettere in ridicolo con argomenti che sembrerebbero attinti dagli abissi della teologia della liberazione.
E la si lincia, letteralmente la si flagella, in un crescendo di invettive, addirittura augurandole umanitariamente di “morire di dissenteria”, insieme a tutta la giunta di centrodestra in carica. Morire di dissenteria, già, in una Toscana governata dal PD in cui oggigiorno si muore di meningite è una aspettativa mortifera per la quale il politicamente corretto non prova alcun rimorso ma, anzi, la carica con un coloratissimo repertorio di contumelie. Fra le quali spicca l’insulto tipicamente classista per eccellenza a memoria d’uomo: bifolca. Colei che lavora e, pertanto, è meritevole del disprezzo classista, tipico della sinistra immigrazionista, si chiama Lucia Tanti. In questi giorni è passata sotto le forche caudine del politicamente corretto per un: “Bentornata normalità”.
La normalità è bentornata ad Arezzo dove da anni ed anni (come dappertutto in Toscana) era una chimera la possibilità concreta di accesso agli asili per i bambini figli di famiglie italiane in difficoltà economica. Quest’anno, contrariamente al trend che si era consolidato, il Comune ratificata una graduatoria in cui “dei primi 20 aventi diritto, 18 sono italiani”. La qual cosa la titolare alle Politiche Sociali ha ritenuto degna di essere fatta notare e l’ha commentata senza neanche un pizzico di enfasi allorché in un post scrive “Bentornata normalità”. Alludendo così all’inclusione dei bambini provenienti da nuclei familiari italiani i quali prima non riuscivano ad ottenere punteggi sufficienti ad essere ammessi in graduatoria. Tanto basta per essere letteralmente aggredita. Neanche avesse sobillato una guerra tra poveri. Semmai ha messo in grado tutti di combatterla ad armi pari, italiani compresi. La reità che le imputa il politicamente corretto è , però, appunto questa.
Pronubo il Facebook di un ex assessore della giunta di sinistra, è cominciata una canea politicamente corretta, all’inseguimento ideologico del fantomatico razzismo fantasiosamente insito nell’espressione “Bentornata normalità”, calata in un contesto in cui la titolare comunale alle Politiche sociali dà conto che, finalmente, ad Arezzo c’è una novità in controtendenza nelle richieste ammesse ai servizi pubblici per l’infanzia. In altri termini: l’esclusione dei bambini italiani non è più una conseguenza di pragmatica. Oltretutto la conformità della graduatoria stilata dagli uffici comunali in base agli Isee, non è messa in discussione da “neanche un ricorso”. Il PD, però, è in vena di sproloquiare e taccia la Tanti di oscurantismo. A dargli retta uno spettro si aggira nei meandri dei servizi comunali per l’infanzia: lo spettro dell’autoritarismo. Poi il PD si infigge un Pesce d’Aprile: il suo capogruppo comunale si infrena nella foga. Finendo per dire qual è l’origine della delibera che ad Arezzo mette i nuclei familiari italiani in condizione di non fare le spese dei crescenti flussi migratori nella domanda, sempre di più sproporzionata per eccesso rispetto all’offerta, di servizi socio educativi destinati all’infanzia. Quella delibera l’approvò il PD. Nel lontano 2008. Da allora, quella delibera ha prodotto i suoi primi effetti grazie ad una assessore di centrodestra definita “bifolca” dalla canea anti italiana del politicamente corretto per la quale deve “morire di dissenteria”.
Felice Cini