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Jonathan Bowden: quella “New Right” inglese che guardava a Nietzsche e Marinetti

by Francesco Boco
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Roma, 29 mabowdenr – Il 29 marzo 2012 moriva lo scrittore inglese Jonathan Bowden, intellettuale di punta della “New Right” d’oltre manica e per alcuni anni voce potentissima dei meetings del British National Party. Al pubblico italiano questo nome dirà poco, ma nell’anniversario della morte merita di essere ricordato degnamente.  Il percorso politico di Bowden inizia intorno ai diciott’anni nel partito conservatore, da cui poi si allontanerà per rivolgere sempre più la sua attenzione al mondo politico-culturale della destra radicale. L’oratore britannico contestava ai conservatori in primo luogo il fatto che in 40-50 anni non fossero stati capaci di conservare niente, dimostrandosi peraltro del tutto disinteressati a consolidare il potere culturale quando già lo possedevano sul piano politico (ad esempio sotto la Tatcher). Da questa insufficienza culturale della destra moderata, dall’incapacità di creare idee e imporsi nelle università, nei giornali, nelle scuole, Bowden scorgeva la radice del consolidarsi dello strapotere culturale prima e politico poi della sinistra, moderata e non. Come ben notava, il centro-sinistra aveva sempre considerato la sinistra estrema e radicale come alleata o come un utile interlocutore. Nonostante i non pochi imbarazzi storici possibili, la sinistra seppe ben sfruttare la forza propulsiva dei militanti più radicali per consolidare la sua forza nella società.

La destra liberale, al contrario, ha sempre considerato la destra radicale ed estrema come un avversario o per lo meno come un mondo impresentabile. Secondo Jonathan Bowden questo atteggiamento vittimista e di retroguardia è stato segnato da un cedimento culturale fortemente condizionato dalla sinistra, nel senso del politicamente corretto, stabilendo i temi consentiti o meno e i margini di agibilità politica. È per uscire da questo quadro asfittico e sconfortante che Jonathan Bowden impegna gli anni ’90 in varie iniziative metapolitiche e scrivendo diversi libri, fino ad entrare nel Bnp, diventandone dal 2004 al 2007 l’oratore di punta e il responsabile culturale. Conclusi per il momento i suoi progetti culturali, l’intellettuale britannico inizia a percorrere in lungo e in largo il Regno Unito, facendosi notare per la grandiosa capacità di coinvolgere il pubblico con discorsi limpidi, articolati, profondi e potenti. Sono gli anni della crescita del Bnp e Bowden fornisce importanti stimoli a un mondo che aveva affrontato solo in modo superficiale la lotta delle idee e delle visioni del mondo. Scegliere la destra radicale e attaccare la liberal-democrazia e il mondo della sinistra politica e culturale (due facce della stessa medaglia) significava, in un paese dai forti condizionamenti sociali quale la Gran Bretagna, collocarsi ai margini della vita culturale e uscire da tutti gli schemi del politicamente corretto. Jonathan Bowden si muove agevolmente nel mondo culturale dei proscritti, proponendo continui richiami a Yeats, Lovecraft, Enoch Powell, Bill Hopkins, Spengler, Marinetti, Pound, Evola e moltissimi altri, fino al suo autore di riferimento: Friedrich Nietzsche. Dei suoi discorsi e conferenze esistono in rete numerosissimi filmati e registrazioni, oltre alle versioni trascritte. Nelle lunghe esposizioni emerge una visione luminosa, volontarista e potente che punta a chiamare a raccolta le energie dell’Europa e dell’Occidente di stirpe europea allo scopo di suscitare un movimento culturale e politico in grado di rovesciare la decadenza attuale.

Con sue parole: « personalmente ritengo che ci sia un grado in cui mettendo in circolo idee e forme culturali che hanno un elemento primitivo, un elemento primordiale, che hanno in qualche modo una dimensione pagana, mente e corpo possano essere nuovamente riuniti. Io credo anche che sia molto importante affermare, ed è qualcosa che chi si occupa di politica scorda quasi sempre, che il razionalismo non basta. Penso che la gente venga mossa a un livello interno della mente, psicologicamente e in termini di emozioni. Infatti la Destra è molto più potente quando si rivolge tanto al subconscio quanto alla mente razionale». Bowden è animato da una visione del mondo nietzscheana, quindi tragica e volontarista, che rompe con ogni forma di passività o attendismo per spingere a una lotta d’avanguardia. Egli invita in più di un’occasione ad assumersi dei rischi nel nome di quella maggioranza silenziosa e timorosa di popolazione che, dice, quando il cambiamento prenderà pBowden-new2iede, finirà inevitabilmente per seguire le avanguardie. Per questo eccentrico pensatore la letteratura orrorifica e le figure dei serial killer sono la possibile allegoria di un passaggio a livelli di conoscenza superiori. Attraverso il buio, l’occulto e il terribile si apre per Bowden una dimensione di luce primordiale che incarna perfettamente la sua concezione della destra come qualcosa di trasgressivo, eccitante e a prima vista oscuro. La destra è per lui una potenza pericolosa – la sola potenza pericolosa, verrebbe da dire – e quasi demonica, perché riguarda energie primitive, nascoste e trattenute dalla società.

Intelligenza vivace e spirito inquieto, Jonathan Bowden fu anche pittore e autore di svariati saggi e racconti rimasti inediti per gran parte della sua vita. Esistono di questi lavori delle pubblicazioni indipendenti ordinabili attraverso il sito lulu.com e altri suoi saggi del tutto eccentrici e fuori dal comune per complessità ed eclettismo sono stati pubblicati da Wermod & Wermod e Nine Banded Books. Convinto assertore delle energie primordiali e selvagge della vita, Bowden non temeva di richiamarsi in modo provocatorio e sopra le righe al Marchese de Sade, Stirner, Brecht, Marinetti e in genere a tutte quelle espressioni culturali e artistiche che manifestavano l’emergere di forze violente, istintive e belluine. Il suo amore per i fumetti e il cinema si legava precisamente alla convinzione che a un livello inconscio, anche nelle narrazioni marcatamente antifasciste e liberali, fosse possibile cogliere l’emergere potente e stimolante dell’eroismo, dell’inuguaglianza e della violenza rettificatrice. Amava gli eroi della Marvel e i colori vivaci di impressionisti e futuristi, citava spesso romanzi come Arancia Meccanica, 1984, Il suono del corno, o ancora a film come la serie di Callaghan, 300, Fahrenheit 451, la Passione di Gibson, riunendoli in una fenomenologia contro-culturale che è stata efficacemente chiamata Pulp-Fascism dall’editore Counter-Currents. Il pensiero di Jonathan Bowden è ancora oggi fecondo per tutti i veri europei e per coloro che intendono ingaggiare la lotta delle idee. La sua visione conflittuale e originaria è fortemente affermativa e dirompente per profondità e provocatorietà. Per lui la destra rappresenta la bellezza e la nobiltà, l’ineguaglianza tra gli uomini e la gerarchia, l’ordine e la potenza tecnologica. Tutti questi elementi, mescolati con la sua vibrante retorica e la sua forza argomentativa costituiscono un patrimonio inesauribile di spunti di riflessione e operativi.

Francesco Boco

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