Roma, 26 mar – Nel grande gioco delle parti del centrodestra sulle elezioni comunali di Roma non c’è mai fine al ridicolo. Ora ci tocca pure vedere Bertolaso che cerca goffamente di uscire dal vicolo cieco in cui è finito aggrappandosi all’unica e più scontata ciambella di salvataggio che si potesse immaginare: Alfio Marchini, la prima scelta di Silvio Berlusconi. “Con lui potrebbe esserci possibile convergenza: siamo gli unici due che parlano di Roma”, ha detto l’ex capo della Protezione civile. E, affinché il messaggio fosse più chiaro, ha aggiunto: “Lo stimo tantissimo”. Marchini, che fiuta l’aura di sfiga che ha circondato Bertolaso, fa il superiore: “Prendo atto della sua generosa espressione”, replica.
Gasparri si augura che sia Marchini a convergere su Bertolaso, ma è più probabile che accada il contrario: l’ex capo della Protezione civile viaggia su percentuali disastrose, intorno al 7 o 8%, Marchini è almeno al 10 o 11%. Simone Di Stefano, candidato di CasaPound Italia alle Comunali, commenta: “La prima scelta di Silvio era Marchini e Marchini deve essere. Alla fine, anche chi ha paura di sparire dalle reti Mediaset si piegherà”.
Ma certo un ritiro in favore del costruttore ex dalemiano lascerebbe una prateria a Giorgia Meloni, la quale ha nuovamente lanciato appelli all’unità, alla faccia del preteso lepenismo. Storace, dal canto suo, attacca “i tre dell’Ave Maria, Marchini, Bertolaso e Meloni” che, dice, non sono “affatto interessati alle sorti di Roma perché se lo fossero avrebbero accettato il colloquio che gli avevo proposto. Non ci sto a che la città venga ridotta a brandelli”. Poi lancia una stoccata alla leader di Fratelli d’Italia: “Giorgia Meloni, ieri da Milano, ha rivolto con fare pomposo un ‘ultimo appello al centrodestra’ per la sua candidatura romana. Speriamo che sia davvero l’ultimo, e comunque non riguarda certo noi, che ancora conserviamo quel sottile gusto per la dignità di una comunità”. In caso di ballottaggio, manda a dire l’ex governatore della regione, non cercate i nostri voti. Ma non per una questione di idee, valori o programmi, solo perché l’hanno snobbato. Insomma, un tutti contro tutti, ma anche un tutti insieme a tutti. Fratelli coltelli, ma con l’inciucio sempre pronto.
Roberto Derta