Roma, 24 feb – La bolla di parole vuote, pii ideali e buone intenzioni in cui quotidianamente viviamo non è mai stata tanto lontana dalla realtà che si va strutturando attorno a noi. Tanto più è duro, aspro, talora tragico il quadro di riferimento, quanto più la nostra percezione di esso si fa irenistica, angelica, retorica. Vale in ogni ambito: sulla finanza, sulle emergenze geopolitiche, sull’immigrazione, sul terrorismo. Le parole con cui il portavoce del dipartimento di Stato americano, Mark Toner, ha commentato la vicenda dello spionaggio dell’Nsa a Silvio Berlusconi, al tempo in cui costui era presidente del Consiglio, sono un buon esempio di discorso apertamente imperiale che ci riporta alla realtà dei rapporti di forza di cui si nutre la politica, internazionale e non.
“Non conduciamo alcuna attività di sorveglianza di intelligence – ha spiegato il funzionario Usa – a meno che non vi sia una specifica e valida ragione di sicurezza nazionale. E ciò si applica a cittadini ordinari come a leader mondiali”. Non c’è neanche lo sforzo di negare, prendere tempo o sminuire la realtà del controllo dei governi altrui al di fuori di qualsiasi legalità internazionale. Si giustifica tutto con la realpolitik, che impone alla potenza egemone il potere e, anzi, il dovere di agire come meglio crede per tutelare il proprio potere globale. Grillini e piddini convinti che la politica si faccia a colpi di “Yes, we can” se ne facciano una ragione.
Se avessero studiato (e non è il caso dei primi, almeno) saprebbero che le parole di Toner hanno un illustre precedente storico: è il discorso degli Ateniesi agli abitanti della minuscola isola di Melo, riottosa ad accettare il dominio della polis. Tucidide racconta che nell’estate del 416 a.C., durante il sedicesimo anno di guerra fra Sparta ed Atene, 3000 soldati ateniesi sbarcarono sull’isola e inviarono degli ambasciatori per imporre ai Meli la resa. Il discorso degli inviati ateniesi fu privo del minimo artificio retorico: “Bisogna che da una parte e dall’altra si faccia risolutamente ciò che è nella possibilità di ciascuno e che risulta da un’esatta valutazione della realtà. Poiché voi sapete tanto bene quanto noi che, nei ragionamenti umani, si tiene conto della giustizia quando la necessità incombe con pari forze su ambo le parti; in caso diverso, i più forti esercitano il loro potere e i più deboli vi si adattano”.
La legge del più forte, ieri come oggi, veniva apertamente rivendicata come trama essenziale del reale. Il diritto vale solo tra pari, con i sottoposti vale la forza. Noi siamo una colonia degli Stati Uniti, e non da oggi. Non è il diritto che regola i rapporti tra Roma e Washington, ma la gerarchia delle forze. Prima lo capiremo (e agiremo per cambiare le cose), meglio sarà.
PS: Gli abitanti di Melo scelsero la libertà alle imposizione ateniesi. La potenza egemone di allora non la prese bene: sterminò tutti i maschi adulti, fece schiavi donne e bambini, e si installò sull’isola. Ma noi, che siamo già schiavi per tradizione consolidata, non dovremmo temere granché, quindi state pure tranquilli.
Adriano Scianca