Ora l’opera di scavo è solo all’inizio, ma a giugno una squadra di specialisti in restauro insieme ad un gruppo di studenti di un cantiere – scuola, opereranno sul campo erboso di Santa Maria Nova, il luogo del ritrovamento nei pressi della Villa dei Qiuntili. Il compito dei giovani architetti, archeologi e storici sarà quello di lavorare sui mosaici che rivestono la parte superiore della cisterna, parte del camminamento che dagli alloggi imperiali dei pretoriani di Commodo conducevano fino alle terme. Dunque l’opera di scavo e le possibili scoperte sono solo all’inizio. L’aula della cisterna è profonda circa 45 metri e larga 6, ed è da poco stata liberata da detriti e rifiuti. Nel medioevo e nel Rinascimento la cisterna era stata utilizzata dai frati olivetani che a poca distanza avevano costruito la chiesa di Santa Maria Nova, mentre a fine ‘800, quando ormai la rete idrica dell’impero era distrutta, i contadini nei pressi indirizzavano nella cisterna l’acqua piovana per irrigare i campi.
Come detto la sua funzione originaria era quella probabile di deposito di derrate alimentari, utilizzato probabilmente da una delle stazioni o “alberghi” posti sull’Appia Antica, “Regina Viarium”. Solo alla fine del II sec d.C. entrò in funzione come cisterna idrica, rifornita con buona probabilità dall’acquedotto dei Quintili, altra incredibile opera romana ancora ben visibile percorrendo in automobile l’Appia Nuova. I conci più importanti dell’opera sono stati rovinati o rubati nel corso dei secoli, ma la semplicità e la funzionalità di un’altra opera dell’avanzatissima ingegneria idraulica romana sono ben visibili e aspetta solo di essere studiata più a fondo.