Roma, 1 feb – Campare da malati per poter crepare sanissimi. E’ questa la folle pretesa del salutismo. E su questa base in particolare viene da vent’anni almeno portata avanti una campagna particolarmente virulenta contro la gioia di vivere, ovvero contro tutto quello che rende vagamente sopportabile la vita nell’epoca in cui bisogna stare attenti anche a pronunciare certe parole, in particolare contro il fumo.
Il nuovo decreto antifumo – in vigore da domani – è solo una tappa ulteriore di questo processo demenziale iniziato (in Italia) con la scalcagnata legge Sirchia che ha espulso il fumo dai luoghi tradizionalmente adibiti alla convivialità, alla festa ed al buonumore. Il nuovo provvedimento, oltre ad incrementare la superficie del pacchetto ricoperta di immagini di morte, ed oltre a vietare i pacchetti da dieci (chissà perché), prevede multe salate per il fumo in macchina con bambini o donne incinte e sarà inoltre vietato fumare nelle “pertinenze esterne degli ospedali e degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) pediatrici, nonché nelle pertinenze esterne dei singoli reparti pediatrici, ginecologici, di ostetricia e neonatologia”. Avete capito bene: all’esterno, non dentro, come è ovvio. Fuori.
Si impone per legge quello che è semplicemente un atto di buona educazione (non fumare in faccia ad un bambino) per una concezione dello Stato-balia tipicamente progressista, che ha in effetti nei regimi orwelliani scandinavi i propri “padri nobili” e precursori fin dagli anni ’60. Il cittadino non va educato fin da piccolo alle virtù civiche da una scuola selettiva, in modo che diventi un adulto responsabile come tradizionalmente si è sempre ritenuto positivo, ma va riprogrammato perché sia un minus habens perenne, incapace quindi di mettere in discussione il sistema nella sua interezza, magari limitandosi a berciare sui social o votare M5S, che poi è la stessa cosa.
Da dove deriva questa paranoia? Un esempio potrebbe rivelarsi chiarificatore: qualche anno fa era molto di moda il best seller “è facile smettere di fumare se sai come farlo” di Allen Carr, un tale che è passato dal fumare 5 pacchetti al giorno per 30 e passa anni al rompere le scatole agli altri perché smettano di fumare. In altre parole: per quale motivo io dovrei farmi dare dei consigli sul fumo da una persona che ne ha fatto, prima in un senso e poi nell’altro una profonda ossessione, una dipendenza, una malattia? Perché anche rompere i coglioni al prossimo è una dipendenza, come mostra il radical-chic medio con il suo mocassino scamosciato e le sue toppe sui gomiti.
Nell’epoca in cui ci si sporca la bocca 20 volte al giorno con ciance sui “diritti civili”, sembra che il vizio non sia contemplato fra i medesimi. Qualunque tipo di vizio, non conta, ma in particolare il fumo. A New York, ovvero nella parte rimanente dell’Unione Sovietica, si è arrivati alle campagne di Bloomberg contro il sale, il fritto ed il fumo, ed a vietare a gente che ha determinati odori addosso di usare i mezzi pubblici, estremizzando ulteriormente la bufala del “fumo passivo” fino a sottendere che magari anche l’odore del fumo può far male. È il tanto declamato “principio di precauzione” in fondo, tanto amato dai luddisti anti-nuclearisti di ogni schiatta, secondo cui se non hai una probabilità del 100% rispetto alla sicurezza di una azione, allora devi astenerti dalla medesima. Ovvero: gli ominidi dovevano spegnerlo quel maledetto primo fuoco, anziché utilizzarlo per i fatti loro.
Non si tratta però nemmeno di questo, e nemmeno di una questione politica. Allen Carr (ma ci sarebbero innumerevoli esempi al riguardo) lo dimostra in modo molto chiaro: i salutisti odiano la vita. Odiano la vita perché non la possono controllare, indi ne hanno paura. Vivono soffocati da un rancore sordo quando vedono una persona felice con un sigaro in una mano ed uno scotch sul tavolino del bar, perché a loro tutto questo è negato per sempre. Non possono fisicamente, la paura li attanaglia, il tipo di terrore che il cane prova quando vede avvicinarsi i fari della macchina e rimane impietrito, condannandosi così a morte.
Per questo i decadenti salutisti odiano ogni possibile manifestazione di gioia, in particolare se collettiva, e fanno di tutto per contrastarla. La loro utopia è una sorta di via di mezzo fra Metropolis e le occhiaie della Lorenzin (firmataria del decreto di cui sopra), dove tutti lavorano tristi e cupi per 20 ore al giorno senza nemmeno la pausa paglia. Perché questo li renderebbe finalmente uguali agli altri.
La crociata anti-fumo è diventata talmente una religione che anni addietro persino la bibbia del politicamente corretto for dummies, la serie animata de “I griffin” vi si è adeguata con una puntata della 12esima stagione in cui Peter a fine puntata è ancora devastato dai danni del fumo, contrariamente a tutte le altre volte in cui di solito i problemi si risolvono entro i canonici 22 minuti. In altre parole, una serie in cui è possibile diventare dipendenti dalla cocaina e poi smettere dall’oggi al domani ci mostra il fumo come una sorta di mostro invincibile.
Da notare come viceversa South Park, l’anticonformismo per eccellenza, nella puntata dedicata alla battaglia anti-fumo finisca in modo praticamente opposto, dopo aver ridicolizzato il condottiero della crociata anti-fumo come un ex tabagista bulimico, obeso ed ossessivo compulsivo.
Il grande Redd Foxx così sentenziava: “I fanatici salutisti si sentiranno stupidi un giorno, mentre giacciono in ospedale morendo di niente“. Perché moriranno anche loro, ma contrariamente agli altri non avranno alcun bel ricordo a cui aggrapparsi.
Matteo Rovatti
15 comments
Il bello e che i crociati contro le sigarette, i salutisti tutto palestra e sport sono però favorevoli al diritto di farsi le canne, al diritto di provare ogni pervesione possibile e immaginabile. Se vogliono migliorare la salute degli altri basterebbe semplicemente che si togliessero dai coglioni! L’umanità ringrazierà
Non posso che solidarizzare con lei.
Però, da non fumatore, sono effettivamente schifato dallo stato delle nostre strade. I fumatori, giustamente, lo considerano un gesto innocuo. Ma le nostre spiagge, tutte, sono ormai un pastone di sabbia e filtri. In linea di principio sono d’accordo con l’articolo, ma norme che tengono pulita la città, e limitano il traffico a motore seriamente, avranno sempre il mio appoggio. Probabilmente, non avendo mai fumato, mi sfugge qualcosa. Ma il non dover mettere in lavatrice tutti i miei vestiti dopo una serata al pub non mi dispiace.
Caro Rossi, anche ad un fumatore sta sul cazzo essere considerato un potenziale genocida da un salutista eppure non si è mai visto un fumatore lamentarsi di un non fumatore.
Questa è in effetti tolleranza.
Come altre questioni che sono legate alla pura e semplice buona educazione.
Io fumo toscani, ma se vengo a casa sua non me ne accendo uno, se porto mia cugina gravida in macchina non me ne accendo uno, se gioco con mio nipote non me ne accendo uno e così via.
Sul traffico a motore va beh, se mi offrissero un servizio pubblico vagamente decente sarei persino d’accordo, ma dato che al massimo è una delle solite boiate per “limitare le emissioni” (tipica preoccupazione da intellò di sinistra) tanto vale sgasare con la propria Ducati.
Caro Matteo sono d’accordo con lei. Magari tutti i fumatori fossero educati come lei ed evitassero di buttare mozziconi per terra e nella natura. Adesso, considerare che un mozzicone di sigaretta è fatto di fibre di plastica, e ci mette decine d’anni a bio-degradarsi, non può essere solo appannaggio di comunisti con la Nespresso. Eviterei di fare l’errore speculare, ossia di osteggiare il buon senso perchè ci ricorda l’ipocrisia di sinistra. Prendersi la responsabilità delle proprie cicche non ha collocazione politica, è semplicemente buona educazione.
Infatti, è solo questione di buona educazione.
E come fa notare l’ articolista, l’ educazione spesso manca perché anziché puntare a “costruire” adulti preparati e senzienti, le nostre istituzioni davvero preferiscono programmare degli autentici “minus habens”, a cui si può persino inculcare quante volte (e non di più) infilarsi le dita nel naso.
A costo di pagare il prezzo delle cicche per terra.
Complimenti al Sig. Rovatti per l’ articolo, di cui condivido ogni parola ed ho apprezzato moltissimo il tono sarcastico, feroce ed intelligente.
che fine ha fatto il mens sana in corpore sano? io non fumo eppure non mi sento di aver rinunciato alle gioie della vita; questo articolo mi sembra esagerato. Una delle gioie della vita potrebbe essere anche il farsi le scale di corsa senza avere il fiatone. Anche quando fumavo non mi è mai capitato che qualcuno mi rompesse i coglioni con il salutismo. Penso che un popolo di non fumatori sarebbe un popolo più forte, più ricco. Uno stato non può più ignorare il benessere della gente. Per voi il benessere è che la gente non vi rompa i coglioni ma uno stato non può ragionare allo stesso modo. Certo il monopolio di stato….
Il tabagismo è un vizio, non una “gioia” della vita, e nuoce alla collettività oltre che a sé stessi. La lotta alla dissoluzione è stata intrapresa dal Nazionalsocialismo come dal Fascismo, non è prerogativa dei regimi neoliberali.
Solo degli uomini assuefatti e dunque irragionevoli potrebbero spacciare delle debolezze per “divertimento”.
E’ carina questa “uno stato non può ignorare il benessere…
più ricco per una bella ludopatia , più forte per andare in pensione di corsa a 80 e passa gradini….. forza progresso.
Penitenziagite come fosse Reich con scappellamento a destra.
Si, la destraccia almirantina, sbirresca, forcaiola, e ovviamente salutista, quella che deve distinguere fra vizio e gioia, la seconda essendo immagino solo quella di scopare alla missionaria all’interno del matrimonio.
La distinzione tra vizio e gioia è d’uso da millenni, e non bisogna essere degli epicurei per comprendere che i falsi bisogni sono una fonte di turbamento che si dovrebbe, non una “gioia della vita”, e dal punto di vista autarchico, il tabacco è incompatibile con il nostro paese.
Il lassismo deve essere di moda tra i sedicenti rivoluzionari del ventunesimo secolo, superomisti come credono d’essere.
Gli unici superomisti sono le fighette da palestra che si credono meglio per esempio degli squadristi che per dire fumavano come dei turchi.
Il che ovviamente non vuol dire nulla, ma dato che il massimo della finezza dialettica a cui si riesce ad arrivare è: “Hitler faceva questo” (esticazzi) direi che può bastare.
Una nomale campagna antifumo ed un educazione in più per chi fuma verso chi non fuma (sono un fumatore ) ci stà , il resto è paranoia pura
Del resto la prima campagna antifumo la propose Hitler e Mussolini ma non in questo modo , era informativa e non punitiva
esatto, non fate altro che regalare soldi a una grossa corporazione americana, a meno che non fumiate le ms (fanno schifo) o i toscanelli.
Ma c’è un direttore o quantomeno qualcuno che legga prima di pubblicare? Sarebbe questa la linea editoriale?
Questo Rovatti equipara la scoperta delle sigarette a quella del fuoco e chiude gloriosamente comparando i cartoni animati. Ma siete seri? Datemi una mail che vi mando qualche pezzo gratis, se siete a corto.