Roma, 31 gen – Agli inizi del 2015 uno choc aveva scosso il mondo degli appassionati di Louis-Ferdinand Céline, lo scrittore rivoluzionario e dannato di Viaggio al termine della notte e di Bagatelle per un massacro: i maggiori siti d’informazione cinematografica avevano infatti diffuso la voce che fosse in preparazione un film su Céline, con l’attore francese Denis Lavant nel ruolo di protagonista. Il film uscirà nelle sale a marzo 2016, anche se a dicembre c’è stata un’anteprima.
Le grandi aspettative del pubblico, conscio della bravura di Lavant e della sua passione per Céline (Lavant, attore feticcio del regista Leos Carax e di Gli amanti del Pont-Neuf e Holy Motors, ha infatti dedicato a Céline un rimarchevole spettacolo teatrale, Faire danser les alligators sur la flûte de Pan), sono state subito stemperate dalla notizia che la sceneggiatura del film, ambientato nel periodo dell’esilio in Danimarca dello scrittore, condannato a morte in Francia per l’accusa (falsa) di collaborazionismo con il nemico, sarebbe stata basata sul libro The Crippled Giant (Il Gigante piegato), dell’allora studente e in seguito esimio professore della Brandeis University Milton Hindus, ebreo statunitense. La delusione era motivata dal fatto che il libro del giovane Hindus, che da entusiasta appassionato di Céline era rimasto profondamente deluso dalla conoscenza diretta con lo scrittore francese e sua moglie in Danimarca, dove si era recato nel 1948, è appunto un libro astioso, pieno di giudizi negativi se non diffamatori su Céline.
Frutto forse proprio della delusione del fan davanti alla realtà del suo mito, o forse anche della volontà di Hindus di cercare una certa visibilità accademica: c’è da dire che poi Hindus tornò su diverse delle sue posizioni ai tempi del processo a Céline nel 1950, ma Louis-Ferdinand non gli perdonò mai questo “tradimento”, dedicandogli alcune delle sue sulfuree righe in diverse lettere e interviste. Anche il nome del regista fece poi temere il peggio ai céliniani già in apprensione: si trattava infatti di Emmanuel Bourdieu, noto radical chic
“cineasta e filosofo”, figlio del sociologo “impegnato” Pierre, e autore della serie TV Drumont, histoire d’un antisémite français (!). Tutti questi timori hanno purtroppo trovato piena conferma: il film è incentrato quasi totalmente sull’antisemitismo di Céline, facendone un negazionista anti litteram, senza lasciare quasi spazio all’avventura letteraria e umana dello scrittore, ridotto a una farneticante maschera inveente contro gli ebrei a ogni piè sospinto, e al crescente ribrezzo dell’ebreo Hindus verso il suo ex mito, il quale arriverà addirittura a minacciare l’azzimato studente con una intramontabile pistola nazista dopo una patetica tirata suicida, e dove il “Gigante piegato” è ridotto a un patetico Grinch, un saltellante nano isterico e aggressivo sulla falsariga di un gobbo di Notre Dame (e, pur “piegato”, Céline era comunque un ex corazziere bretone di quasi un metro e ottanta!), e l’esilio danese, che ne minò severamente il fisico e l’anima, è ricostruito come una confortevole permanenza in una villetta shabby-chic, dal caldo focolare perennemente acceso, tra tartine e bicchierate di vino a lume di candela, e da una serie di party alto borghesi vivacizzati dall’istrionico Ferdinand elegantemente vestito, e a suo pieno agio nel demi monde danese.
Davanti a una tale farsesca ricostruzione, le reazioni dei céliniani più autorevoli, come David Alliot e Émeric Cian-Grangé non sono mancate; il primo ha infatti recentemente commentato: “Céline visto da Bourdieu figlio… sono stato invitato a una proiezione, ma è stato più forte di me… i due céliniani che hanno visionato il film, ne sono usciti storditi davanti a tanta imbecillità”. E il secondo: “Visto dicembre scorso, in compagnia di Stanislas de la Tousche. Penoso. Lavant, a ruota libera, è veramente ripugnante. Questo film è uno sputo, un vero e proprio insulto“. Ma non pensiate che questa sia la reazione di una élite di aficionados punti sul vivo da un attacco al loro protetto, perché sembra proprio che il film di Bourdieu Junior accomuni nella stroncatura anche la maggior parte del grande pubblico: dai comuni lettori di Céline agli stessi appassionati di Denis Lavant, come si può facilmente leggere nei commenti al trailer francese del film. Insomma, una ricostruzione della vita di Céline che ci riporta appunto alla più chiusa critica militante di gauche di almeno quaranta anni fa, e pertanto una brutta spia di un certo ritorno al conformismo e alla banalità del mondo intellettuale d’oltralpe.
Andrea Lombardi
2 comments
Si continua ancora dopo oltre 70 dalla fine della guerra con la Retorica dell’ Antifascismo.
NON ci si accorge che il Fascismo oggi esiste con consenso maggiore ed è quello IMPERIALISTA delle Banche e della FINANZA APOLIDE INTERNAZIONALE, a cui la Gauche applaude per il Godimento della “messa in culo”.
sempre felice di leggere i pezzi di Andrea.
e comunque quanto mi fanno incazzare queste ricostruzioni mistificatorie, fuorvianti e soprattutto inutili.