Roma, 22 gen – Le recenti fibrillazioni sui mercati, che ricordano l’impeto con cui borsa e spread furono colpiti nel novembre 2011, riporta alla mente il golpe con il quale Napolitano, d’intesa con Ue e Bce, dopo aver nominato Mario Monti senatore a vita gli affidò l’incarico di costituire un governo tecnico per sostituire in corsa l’esecutivo Berlusconi. Seguono le difficoltà dell’attuale consiglio dei ministri: fra Banca Etruria e il caso Marco Carrai ad essere in affanno sembra tutto il cosiddetto “Giglio magico”, la cerchia di amicizie e rapporti interpersonali che ruotano attorno al premier. In ultimo, ma non per ultimo, i fortissimi attriti – non è dato per ora sapere quanto reali o quanto di teatro – tra Renzi e Bruxelles, sfociati in pesanti accuse reciproche e nella ripicca comunitaria sui dossier bad bank e Ilva.
Nella giornata di ieri i mercati sono riusciti nel recupero, con Piazza Affari regina d’Europa. Una ripresa che non basta però a rasserenare gli animi: potrebbe infatti trattarsi del cosiddetto “rimbalzo del gatto morto”, trasposizione finanziaria del detto per il quale anche un gatto morto rimbalza sul terreno dopo essere caduto da una grande altezza. La prossima settimana sarà perciò cruciale. Ad essere nel mirino sono stati, negli ultimi giorni, soprattutto i titoli bancari. Pesano le scelte della Bce, pronta ad avviare altri test di solidità comprendendo nel paniere anche le grandi malate Mps e Carige. E a Palazzo Chigi si vocifera dell’arrivo di una lettera da parte dell’Eurotower, proprio come fu nell’agosto del 2011 quando iniziò la fine – di governo e forse anche politica – di Silvio Berlusconi. Alla Consob nicchiano, spiegando che solo prossimamente si saprà chi è che ha innescato l’ondata di vendite sugli istituti di credito. Mentre le recenti tuonate di Renzi contro l’Unione Europea potrebbero anch’esse legarsi alla vicenda: un modo per smarcarsi dall’abbraccio mortale della Commissione, che si vocifera essere pronta ad imporre un altro cambio di governo all’Italia. La tesi non è peregrina ma viene sostenuta, pur a bassa voce, anche fra l’entourage del premier.
Ebbene, chi sarebbe a questo punto chiamato a guidare un redivivo governo tecnico? Il nome che circola è quello di Tito Boeri. Classe 1958, presidente dell’Inps nominato proprio da Renzi, con gradimento bipartisan e doppia approvazione mercati – Ue. A suffragare l’ipotesi potrebbero essere, poi, i recenti contrasti che hanno visto Boeri fronteggiare l’esecutivo in specie sul tema pensioni d’oro. L’economista a capo dell’ente di previdenza è, inoltre, di provata fede bocconiana. Un’ulteriore similitudine con quanto accaduto quattro anni or sono. Nessuna prova per carità, forse nemmeno indizi ma semplice speculazione politica. Comunque sia, in ogni caso a danno dell’Italia e di quel che resta della nostra sovranità nazionale.
Filippo Burla
1 commento
Ed ecco che un dirigente del Movimento Lavoratori per il Socialismo, già Movimento Studentesco, finalmente arriva al governo in Italia. La rivoluzione è stata probabilmente più lunga di quanto pensasse, ed ha preso strade impreviste, ma tutto è bene quello che finisce bene. 🙂 Il fratello, ex katanga oggi architetto di regime ahimè sconfitto nelle primarie per la poltrona di sindaco milanese da Pisapia, sono sicuro ne ritrarrà a sua volta beneficio.