Roma, 8 gen – Prosegue, (molto) lento ma costante, il calo del tasso di disoccupazione in Italia. Secondo le stime preliminati Istat, relative al mese di novembre, “il tasso di disoccupazione, in calo da luglio, diminuisce ancora nell’ultimo mese di 0,2 punti percentuali arrivando all’11,3%”. Si tratta del valore più basso dal 2013, segno che la ripresa c’è anche se porta con sé più di qualche dubbio. E’ vero infatti che, su base annua, sono quasi mezzo milione (479mila) i disoccupati in meno. Nello stesso tempo, però aumentano di 139mila unità gli inattivi, coloro cioé che non cercano un lavoro e fra i quali rientrano i moltissimi scoraggiati. Essendo il tasso di disoccupazione un rapporto fra disoccupati e totale disoccupati più occupati, esso non considera l’impatto degli inattivi: chi esce dalla disoccupazione, in sostanza, non rientra automaticamente nel numero degli occupati. Per cui è lecito sottrarre l’aumento degli inattivi alla riduzione dei disoccupati: il risultato fa 340mila disoccupati da “non considerare”, ossia il 30% in meno. Fra i nuovi contratti di lavoro, segnala sempre l’Istat, i dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti di 40mila unità rispetto a ottobre (+0,3%) mentre quelli a termine sono diminuiti di 32mila (-1,3%).
“La disoccupazione continua a scendere,oggi 11,3%,è dimostrazione che #jobsact funziona. L’Italia che riparte, riparte dal lavoro #lavoltabuona”, ha twittato Matteo Renzi. Un ottimismo malriposto, quello del premier, dato che – come dimostra anche il saldo dei nuovi contratti – non sono le novità in termini contrattuali ad aver dato la spinta. Se mai, sono stati i generosi sgravi all’assunzione concessi dal governo, incentivi che però da quest’anno andranno a ridursi per poi esaurirsi progressivamente. E i risultati si vedranno solo con le stime in uscita a marzo.
Filippo Burla