Roma, 6 gen – Facciamo un riassunto delle puntate precedenti. A Colonia, durante la sera di Capodanno, un migliaio di giovani immigrati (“dall’aspetto erano nordafricani” secondo i filmati e alcune testimonianze oculari, “dei richiedenti asilo”, secondo uno dei poliziotti in servizio nella zona) mette in scena una caccia alla donna che dura tutta la notte. Alla fine si conteranno oltre 90 denunce per percosse, furti, molestie e stupri. Episodi simili si verificheranno, con minore intensità, in altre città della Germania.
Intanto Svezia e Danimarca mandano allegramente a farsi benedire la libera circolazione e ripristinano i controlli ai confini temendo “un serio rischio all’ordine pubblico e alla sicurezza interna” (parole del ministro per l’Immigrazione danese). Del resto Austria, Germania, Francia e Norvegia già da mesi mantengono i controlli alle loro frontiere. E l’Italia starebbe pensando di agire in modo analogo per quanto riguarda il nostro confine con la Slovenia, ovviamente prendendosela con tutta calma, essendo i Balcani semplicemente il più grande focolaio jihadista d’Europa.
In Francia, poi, il governo di sinistra sta proponendo di far decadere la cittadinanza francese ai titolari di doppio passaporto condannati per terrorismo. Mossa sensata, ma indiscutibilmente incoerente con i “valori repubblicani”: un français de souche che fa il terrorista finisce in galera, ma non cessa di essere francese. Perché fare un’eccezione “discriminatoria” per quei “francesi” dalla doppia cittadinanza? La risposta ovvia è: perché evidentemente si ritiene che ci sia una differenza fra chi appartiene a una nazione da generazioni e chi vi fa parte per mere alchimie burocratiche. Ma questo l’ideologia di stato francese non potrà mai ammetterlo, condannandosi alla contraddizione. Ricordiamo, del resto, che la Francia è reduce da un terribile attentato compiuto da tutti cittadini “francesi” o “belgi” di seconda generazione, che hanno viaggiato su e giù dalla Siria indisturbati, due dei quali sono inoltre arrivati con i barconi.
Quindi, tirando le somme, c’è un modello che sta implodendo. E a farne le spese sono, logicamente, i suoi maggiori sponsor: la Francia “black, blanc, beur”, la Germania che accoglieva i profughi con i cartelli “Welcome”, le saputelle democrazie scandinave. Ovviamente nessun esponente svedese, francese o tedesco ammetterà mai che il problema sia strutturale, che sia tutta una ideologia a fallire. Difenderanno questo mondo putrescente fino all’ultimo, vanteranno i vantaggi della società multirazziale fin dentro la tomba, inviteranno a non generalizzare mentre affonderanno. Ma a farli colare a picco saranno le forze infere che loro hanno consciamente e ripetutamente evocato.
Adriano Scianca