Pola, 11 dic – Città tappezzata di manifesti contro lo “spettacolo fascista” e ruote del tir che trasporta gli allestimenti di scena bucate, questa è stata l’accoglienza riservata da Pola al cantante romano Simone Cristicchi che sta presentando in questi giorni il suo spettacolo incentrato sulla tragedia delle foibe “Magazzino 18”.
Il tour era cominciato a Pirano e proseguito al Teatro Politeama di Trieste dove le reazioni del pubblico erano state tutt’altro che negative «Mi hanno detto – afferma Cristicchi – che adesso il mio compito è di fare il loro ambasciatore in Italia. Mi hanno detto: racconti la nostra storia al resto del paese, faccia conoscere a tutti quelli che non le conoscono le nostre vicissitudini. Un impegno non da poco, ma a questo punto anche un dovere». Una buona risposta era arrivata anche dai giovani «Alla fine della rappresentazione mi sono fermato a parlare col pubblico, e ho capito che il mio lavoro è stato inteso come un modo diverso di raccontare la storia. Sono anche rimasto stupito – continua il cantante – dal fatto che tanti, soprattutto giovani, mi hanno raccontato che non sapevano niente della strage di Vergarolla, o ignoravano l’esistenza di figure come quella di Giuseppe Micheletti, il medico che si mise a operare i feriti subito dopo l’esplosione pur avendo perso entrambi i figli».
A Pola la cosa è andata diversamente e il dato da rilevare è che a più di mezzo secolo dalla carneficina portata avanti dalle truppe di Tito c’è ancora chi taccia di fascismo e revisionismo chi parla di foibe anche se a farlo è un artista in alcun modo legato a determinati ambienti politici. Una memoria condivisa su quanto accaduto nelle terre del nord est è ancora oggi, purtroppo, un’utopia nell’Italia delle fazioni e la giornata del Ricordo indetta per legge il 10 Febbraio può essere utile per le generazioni che verranno ma non è sufficiente per quella odierna retta da un Presidente della Repubblica che fu uno di quelli che andò a rendere omaggio alla salma ancora calda di Tito.
Rolando Mancini