Roma, 11 dic – Fra i vari passaggi per la costituzione di un’Europa sempre più unita secondo i desiderata della Ue, pilastro importante è costituito dall’unione bancaria.
Correvano l’anno 2013 quando, con Enrico Letta al governo, anche l’Italia faceva la sua parte per raggiungere lo scopo. Con sommo giubilo da parte dell’allora presidente del Consiglio, che su Twitter esultava: “Finita ora sessione Consiglio Europeo. Approvata Banking Union. Per tutelare risparmiatori ed evitare nuove crisi. Buon passo verso Ue più unita”. Claudio Borghi Aquilini, economista della Lega Nord e consigliere regionale del Carroccio in Toscana, così rispondeva a Letta junior: “Questa la salviamo da dare ai risparmiatori della prima banca che salterà. Tiferò per gli inseguitori”.
Se al posto di Letta ci fosse stato Renzi, sarebbero partite immediatamente accuse di gufismo e di volere il tracollo dell’Italia. Letta però era più pacato, dai toni senza dubbio accomodanti. Non si risulta alcuna risposta. D’altronde all’epoca di crisi se ne parlava certo, di crisi bancarie un po’ meno. Gli istituti di credito nazionali, nonostante le difficoltà, sembravano solidi e in tal modo venivano presentati.
Le cose sono andate diversamente e, alla prima occasione utile per provare (sia pure in anticipo) gli strumenti europei, grazie ai meccanismi approntati dall’Europa e recepiti immediatamente da Banca d’Italia e governo, le banche non sono saltate. I risparmiatori invece sì.
Filippo Burla