San Bernardino (California), 5 dic – Si stringe il cerchio delle indagini attorno all’attacco al centro per disabili Inland regional center che, lo scorso 2 dicembre, ha causato 14 morti, oltre agli attentatori Tashfeen Malik e Syed Farook.
Mentre l’Fbi cerca ancora di dare un movente alla carneficina, dall’Isis arriva una rivendicazione. Attraverso un comunicato rilanciato dal network Aamaq, vicino ai terroristi, gli uomini del califfato sostengono che la strage sarebbe stata compiuta da “due sostenitori” in risposta “alla dichiarazione degli americani che gli Usa non erano a rischio di attentati terroristici”.
Secondo gli inquirenti, tuttavia, Malik e Farook non erano membri effettivi delle milizie dell’Isis. Nel giorno della strage, Farook aveva pubblicato sul proprio profilo facebook un messaggio nel quale giurava fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi, capo del sedicente stato islamico. Lo rivela un dirigente del social network, che nell’immediatezza dell’assalto aveva provveduto ad eliminare la sua pagina personale. Nonostante ciò, fonti dell’amministrazione Usa tendono ad escludere legami stretti: “Nella casa dei due aggressori nessun elemento suggerisce che fossero collegati organicamente a organizzazioni terroristiche straniere”, spiegano, sottolineando che “Lo Stato Islamico non sapeva chi fossero”. Precisa l’Fbi: “I due killer mostravano segni di radicalizzazione, non di appartenenza a una cellula terroristica”. Al più, sarebbero possibili “potenziali i legami con un’organizzazione terroristica straniera“.
Risulterebbe, a questo punto, difficile quindi inquadrare i due come simpatizzanti di Daesh appartenenti ad una cerchia esterna, ma sarebbe allo stesso tempo errato parlare di “cellula dormiente”. Il che, se possibile, è ancora più inquietante.
Roberto Derta