Roma, 27 nov – Un passo indietro nella lotta contro l’Aids. Il rapporto annuale di Oms Europa e Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) pubblicato in occasione della giornata mondiale contro l’Aids dell’1 dicembre, lancia l’allarme: in Europa non ci sono mai state così tante nuove diagnosi di Hiv come nel 2014.
Il sistema di sorveglianza ha registrato per lo scorso anno 142mila nuove infezioni nei 53 paesi della regione europea dell’Oms, di cui circa 30mila nella sola Unione Europea, il numero più alto mai visto da quando è iniziato il conteggio negli anni ’80.
Cosa ancor più allarmante, nel 2014 ben il 71,5% non sapeva di essere positivo – mentre nel 2006 era solo il 20% dei pazienti. Il tasso di incidenza tra gli uomini è 3,3 volte superiore rispetto alle donne mentre i Paesi in cui si registra un maggior numero di diagnosi sono Romania, Slovacchia e Cipro mentre sono minori i casi in Finlandia, Slovenia e Islanda.
“Dal 2005 le nuove diagnosi sono più che raddoppiate in alcuni paesi Ue, e diminuite del 25% in altri – sottolinea Andrea Ammon, direttore dell’Ecdc -, ma complessivamente l’epidemia non vede grandi cambiamenti. questo testimonia che la risposta al virus non è stata efficace nell’ultimo decennio”. Sono in aumento, segnala il rapporto, le nuove infezioni dovute a rapporti omosessuali, che erano il 30% nel 2005 mentre ora sono il 42%, mentre quelle dovute a rapporti eterosessuali sono il 32%. Marginale invece l’apporto di nuove infezioni da parte di tossicodipendenti che usano droghe iniettabili, appena il 4,1%.
“L’Europa – afferma Ammon – deve aumentare gli sforzi per raggiungere il gruppo degli omosessuali, anche valutando le nuove forme di intervento come la profilassi pre-esposizione”.
Roberto Derta