Roma, 23 nov – Qualcosa si muove o sono solo le solite espulsioni spot per mostrare un attivismo anti-terrorista che in realtà non esiste? Sia come sia, di sicuro non rimpiangeremo i quattro marocchini espulsi dall’Italia in seguito a un’inchiesta sul terrorismo.
I quattro erano residenti nel bolognese e risultano indagati in un’inchiesta sul terrorismo islamico aperta nel 2010 dai pm della procura di Bologna che coinvolge una decina di persone (anche se il gip aveva rigettato la richiesta di arresto del pm ritenendo non ci fossero elementi sufficienti per giustificare le misure). Stamattina, tuttavia, la Digos, su indicazione del Viminale e con il nulla osta della Procura, ha eseguito le espulsioni.
In seguito a delle perquisizioni sarebbero stati trovati nelle loro abitazioni “materiali cartacei e video che inneggiavano alla jihad”.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha firmato il decreto di espulsione – ha ovviamente rivendicato l’operazione come un successo della prevenzione al terrorismo made in Italy: “I marocchini – ha detto – erano indagati per associazione con finalità di terrorismo, anche internazionale. Ho firmato questo decreto per motivi di sicurezza dello Stato. Si tratta infatti di quattro soggetti che, a vario titolo, hanno aderito e si impegnavano per la diffusione dell’estremismo violento”.
Poi ha spiegato: “Uno era l’informatico del gruppo, che diramava on line pratiche religiose e proclami ideologici di orientamento jihadista, canti celebrativi di atti di martirio, manuali sulle tecniche di combattimento e per la realizzazione di attentati. Un altro navigava sul web alla ricerca di contenuti inneggianti all’odio verso l’Occidente e celebrativi della violenza quale strumento di affermazione dell’Islam. Un altro ancora manifestava la sua adesione all’ideologia più radicale concorrendo alla diffusione di contenuti funzionali alla formazione operativa degli altri sodali. E infine l’ultimo era strettamente legato al primo, l’informatico, con il quale condivideva la visione estremista dell’Islam”.
Roberto Derta