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Più tasse e meno servizi: il fisco locale è una sanguisuga

by Filippo Burla
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Più alte le tasse, più bassi i servizi: dal confronto fra le classifiche della Cgia di Mestre e de Il Sole 24 Ore emerge il paradosso del fisco locale

Roma, 22 nov – Più paghi, meno hai. Fosse l’offerta di un supermercato, si ritroverebbe senza clienti nel giro di poche ore. A meno che i clienti non siano costretti a fare la spesa proprio lì. Un po’ come avviene, mutatis mutandis, nei rapporti fra cittadino e fisco. Fisco locale, ad essere più precisi: croce e delizia dei mali atavici del sistema tributario italiano.

Procediamo con ordine. Secondo quanto emerge da uno studio a cura della Cgia di Mestre pubblicato ieri, il fisco locale è una vera e propria sanguisuga che – sembra un controsenso – pesa molto più al meridione rispetto che al Nord. La non invidiabile “classifica”, che tiene conto di tutte le addizionali (comunali e regionali) all’Irpef, della Tasi, del bollo auto e della Tari, è guidata da Reggio Calabria, in testa con 7.684 euro a famiglia. Seguono Napoli e Salerno e, appena giù dal podio, Messina, Roma, Siracusa e Catania. Per raggiungere il settentrione bisogna salire fino al 13esimo posto, dove troviamo Genova. Nelle ultime posizioni – cioè le migliori – invece, trionfa il Nordest: Verona, Vicenza, Padova e Udine.

“Il differenziale tra le imposte pagate a Reggio Calabria e quelle versate a Udine è di ben 783 euro. Se consideriamo la qualità e la quantità dei servizi offerti, è evidente che questo gap non ha alcuna giustificazione e la gran parte delle famiglie del Sud che pagano le tasse subiscono una vera ingiustizia”, commenta il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo.

In effetti, confrontando la classifica stilata dalla Cgia con quella de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita, il quadro che ne emerge è paradossale. I cittadini di Reggio Calabria, primi in classifica per peso del fisco locale – equamente diviso fra pretese impositive dei comuni e delle regioni – sono allo stesso tempo anche i penultimi per qualità della vita. Non va meglio a Napoli: i partenopei sono secondi per peso delle imposte ma al 96esimo posto (su 107) per servizi, ambiente, ordine pubblico, lavoro. Il paradosso si mantiene anche scalando le posizioni: le già citate Verona, Vicenza, Padova e Udine si collocano, pur non ai primissimi posti, comunque nella parte alta della classifica del quotidiano di Confindustria, mentre i propri cittadini pagano imposte in misura sensibilmente inferiore.

Filippo Burla

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