Roma, 16 nov – Prima erano tutti Charlie, poi avevano tutti la bandiera della Pace ora invece sono tutti francesi e parigini.
Sarebbe tutto condivisibile se dietro questo moto d’animo ci fosse una presa di coscienza delle proprie identità europee, sempre con le dovute riflessioni su chi abbia armato le mani degli attentatori di Parigi ovviamente, invece anche questa volta è un’operazione commerciale. Perché il più noto social network ha ancora utilizzato questa tecnica del cambio di foto profilo per i propri fini commerciali, così come era successo per la bandiera della Pace qualche mese fa.
“Chi se ne frega, l’importante è esprimere cordoglio e vicinanza al popolo francese”.
No.
Perché così facendo stai mercificando un sentimento che dovrebbe essere “sacro”, intendendo con questo termine il senso etimologico di “avvinto alla divinità” e quindi trascendente rispetto alle fenomenologie terrene, svincolato dall’ottica commerciale che “venderebbe anche il tempio” dissacrandolo, per parafrasare Pound.
E così sta succedendo.
Il dolore, il cordoglio sono diventati sentimenti che servono per indagini statistiche, e chi ha usato, sarebbe più corretto dire abusato, il tricolore di Francia ne è diventato complice. Ecco quindi che tolta la valenza “sacra”, tutti si permettono di partecipare al cordoglio mercificato: dai monumenti simbolo di un Paese illuminati coi colori francesi sino a Youporn che allo stesso modo ha cambiato i colori del proprio sito.
Essendo questi i termini risulta che non dovresti sentirti “Charlie”, parigino e nemmeno francese. Sei italiano, europeo e hai una identità da difendere che non si risolve mettendo la bandiera francese come sfondo della foto profilo.
Paolo Mauri