Bolzano, 12 nov – In Italia non puoi lavorare per il sindacato UIL se iscritto a CasaPound. Ad averlo provato sulla propria pelle è Caterina Foti, coordinatrice bolzanina presso l’azienda servizi sociali e referente sindacale UIL, il cui caso sarà discusso nei primi giorni di dicembre dall’esecutivo nazionale del sindacato che ne deciderà la definitiva espulsione.
Ma andiamo con ordine: Foti a maggio 2015 viene eletta in consiglio di circoscrizione Europa-Novacella nelle fila del partito politico di centro destra ‘Alto Adige nel Cuore’, e fin lì tutto bene. Cambia però, quando lo scorso 28 ottobre decide di passare in CasaPound. Su tutte le furie il segretario provinciale della UIL Toni Serafini, annuncia dalle pagine dei giornali di voler Caterina Foti fuori dal sindacato: «Ha scelto Casapound? Per lei non c’è più spazio. Ognuno può votare e candidarsi con chi preferisce, basta che si resti nei limiti della democrazia e questo non è certo il caso di Casapound». Chi difende i lavoratori insomma, è anche il primo a metterli alla porta se questi non rispettano i ‘canoni’ politici richiesti…
Pochi giorni dopo infatti, la UIL Alto Adige è in assemblea. Tra i punti all’ordine del giorno c’è anche la sua espulsione che viene votata all’unanimità.
Abbiamo incontrato la diretta interessata per fare maggiore chiarezza. Attualmente è sospesa dal suo incarico. Questo, ciò che ci ha raccontato:
Caterina, innanzi tutto dove nasce il tuo desiderio di entrare in CasaPound?
«Ho deciso di passare da ‘Alto Adige nel Cuore’ al movimento della tartaruga frecciata perché in un momento storico-politico come quello che stiamo vivendo avevo bisogno di qualcosa che ideologicamente fosse più vicino a me. Ho visto quello che è il loro operato, il loro modo di vedere e fare politica, sostanzialmente è quello che andavo cercando: agire concretamente sul territorio puntando su quelli che sono i bisogni delle persone».
Entrando nel merito della questione che ti vede al centro della polemica, politica e sindacato, quando hai deciso di candidare sei andata incontro a problemi?
«Nel momento in cui mi sono candidata con ‘Alto Adige nel Cuore’ lo statuto della UIL prevedeva una sorta di incompatibilità. Però, visto il mio operato sempre molto positivo, è stato deciso con una segreteria di consentirmi di proseguire sia con la mia attività sindacale che politica. I problemi sono sorti dopo, quando ho annunciato il mio passaggio in CasaPound. Il giorno dopo ho appreso dai giornali che la UIL voleva espellermi».
Con quale giustificazione?
«Per la UIL ho aderito ad un movimento non democratico e pertanto, secondo loro, non potevo più essere una brava rappresentante dei lavoratori»
Però all’interno della stessa UIL altoatesina non eri l’unica rappresentante politica?
«No anzi, e l’ho ribadito più volte: si guardi l’esempio di Gianni Frezzato, presidente di circoscrizione e membro attivo del PD; lo stesso segretario della UIL Alto Adige Toni Serafini è stato assessore PD… non capisco come fin quando ero in ‘Alto Adige nel Cuore’ tutto andasse bene ed ora che sono in CasaPound no! All’improvviso sono diventata una persona da eliminare. Questo per me non è altro che razzismo politico. Sbandierano paroloni come ‘democrazia’ ma evidentemente non ne conoscono il significato. Per me essere democratici è rispettare quello che è il pensiero di un’altra persona; non certo eliminarla se è in controtendenza con il mio».
Caterina, i primi giorni di dicembre l’esecutivo nazionale della UIL deciderà se espellerti o meno dal sindacato dopo che un assemblea locale ha avanzato la proposta ufficiale. Scontato l’esito, pensi farai ricorso?
«Assolutamente sì. Trovo ingiusta questo tipo di decisione votata all’unanimità a livello provinciale (18 favorevoli su 18 – ndr). Lo trovo antidemocratico. Persone che tra l’altro fino al giorno prima avevano grande stima per quella che era la mia persona ed il mio operato. Lo stesso segretario Pandini aveva proposto il mio nome per un avanzamento di carriera all’interno del sindacato. Comunque io non intendo fare un passo indietro, se sarò espulsa il ricorso è sicuro».
Concludendo la nostra intervista, che cos’è per Caterina Foti il sindacato?
«Difendere a spada tratta quelli che sono i diritti dei lavoratori, a prescindere da quelli che possano essere i pensieri politici e religiosi. È poter dare al massimo un contributo alla comunità nazionale… con o senza UIL».
Lorenzo Molinari