Roma, 5 nov – Davanti al Tribunale di Roma la folla di giornalisti è quelle delle grandi occasioni: all’aula Occorsio è cominciato il maxi processo a Mafia Capitale nei confronti dei 46 imputati. Un tour de force che prevede quattro udienze a settimana per far luce sul malaffare a Roma e che già ha suscitato l’ira degli avvocati difensori, pronti a sollevare eccezioni di ogni tipo per garantirsi un tempo maggiore per le difese dei propri imputati.
L’avvocato di Massimo Carminati, considerato dai Pm Ielo, Tescaroli e Cascini il vertice della cupola affaristica romana, ha dichiarato: “Farò parlare Massimo Carminati, stavolta è intenzionato a difendersi in modo diverso dal solito. Vuole chiarire molte cose e credetemi che lo farà sicuramente”, anche se “non ha rivelazioni da fare”.
I reati contestati vanno dalla corruzione all’associazione mafiosa, ed è proprio il reato associativo che gli avvocati delle parti cercheranno di far cadere per evitare le aggravanti previste. A confermarlo ai giornalisti è direttamente Luca Odevaine, ex membro del tavolo sui migranti della decaduta giunta Marino e ora agli arresti domiciliari: “Ci sono singoli reati ma non c’è l’associazione mafiosa, il mio ruolo è stato sopravvalutato”. Proprio queste frasi però potrebbero mettere nei guai Odevaine, che essendo sottoposto ai domiciliari non potrebbe comunicare con l’esterno, giornalisti compresi.
Buzzi, Carminati, Brugia e Testa saranno collegati in videoconferenza con la Corte per motivi di sicurezza e non saranno quindi personalmente in aula.
Rolando Mancini