Roma, 31 ott – Le previsioni della vigilia davano la cosa quasi per scontata, ma nell’incertezza si era comunque levato qualche dubbio. Fugato praticamente subito, quando i consiglieri dimissionari hanno superato la metà più uno del totale facendo, in base al dettato del Testo unico sugli enti locali, decadere automaticamente il sindaco.
Marino il sindaco marziano
Finisce così la vicenda (o la farsa, a seconda dei punti di vista) di Ignazio Marino, durata forse fin troppo tempo. A partire da quando, a pochi mesi dalla nomina, decise la forzata pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali motivando la scelta sulla base delle rimostranze di un’amica americana. Non considerando minimamente i disagi creati, soprattutto a livello di traffico, dato che alla chiusura di una arteria cittadina non seguì in alcun modo un potenziamento del servizio pubblico. Al quale, per inciso, l’ormai ex sindaco non ha dedicato praticamente un’ora del suo tempo, vista la situazione di totale degrado nel quale versa. Atac era e rimane una mangiatoia che è al momento impossibile anche solo definire “azienda”. Meglio puntare, in effetti, sulle unioni civili: bella mossa di immagine, abbastanza radical chic ma che non gli ha permesso di cautelarsi dalle ire del Partito Democratico.
Ma quale sistema di potere..
Nei confronti del Pd pesa Mafia Capitale, pesa un Marino del tutto distaccato dalla realtà e che non riesce ad andare oltre i dispettucci e le bugie (le multe, gli scontrini), pesa forse anche l’annunciata volontà di fare pulizia dopo lo scoperchiamento del giro d’affari legato alle cooperative. Forse la vera chiave di volta è proprio attorno all’ultima questione? Non è da escludere, ma qualche dubbio sorge vista la scarsa caratura – il che implica poco o nulla coraggio – del personaggio.
La capitale veniva da anni drammatici sotto la gestione Alemanno, da molti considerato all’epoca fra i peggiori sindaci nella storia di Roma. E’ servito Marino per farli ricredere. E se davvero il futuro è Alfio Marchini, allora la gara al ribasso non potrà che continuare.
Roberto Derta