Tokyo, 20 ott – L’amministrazione statunitense e il governo giapponese stanno discutendo in questi giorni circa l’utilizzo da parte dell’ISIS e della cosiddetta “opposizione moderata siriana” di alcune autovetture dello stesso modello e colore di marca Toyota. Questa uniformità di fornitura parrebbe essere, per parte americana, un chiaro indice del supporto economico, logistico e finanziario del governo nipponico allo Stato Islamico.
Da che pulpito proviene la predica, verrebbe da dire. Gli Stati Uniti hanno infatti esplicitamente richiesto delucidazioni al governo giapponese circa il motivo della fornitura di queste autovetture all’ISIS . Accurate indagini sono in atto in Giappone.
Alcune agenzie affermano che l’esercito russo abbia identificato in alcune immagini aeree di dozzine di auto Toyota sequestrate dall’esercito arabo siriano ai “ribelli” durante i combattimenti aerei e di terra eseguiti con il supporto dell’esercito russo nelle ultime settimane. Alcune di queste auto identificate sono ancora utilizzabili, mentre altre sono state distrutte: nonostante i danneggiamenti, tutte le vetture sono chiaramente riconoscibili come Toyota.
Alcuni report documentano numeri da capogiro: circa 22.500 sono le auto comprate da un’azienda di import di nazionalità saudita e ben 32.000 sono quelle acquistate da un’azienda del Qatar dello stesso settore. Sono circa 11.650 le auto importate dagli Emirati Arabi e 4.500 sono le vetture concesse dall’esercito giordano. È inoltre evidente la concessione di credito a favore dei terroristi da parte di molte banche di nazionalità saudita.
A onore del vero, il caso non vale la richiesta e tutta la questione è evidente indice della ingenuità politica degli Stati Uniti: l’unico luogo da cui queste auto possano entrare nel nord della Siria e in Iraq in queste ingenti quantità è la frontiera con la Turchia. Quest’ultimo Paese sarebbe dovuto essere il diretto destinatario delle interrogazioni americane, piuttosto che il Giappone: tutti questi spostamenti logistici di dimensioni colossali non possono essere certo svolti senza la consapevolezza e il diretto controllo dell’intelligence turca.
C’è un’altra domanda da porsi: come mai il governo USA comincia a preoccuparsi delle autovetture dell’ISIS soltanto a seguito dell’intervento russo in Siria?
Buon viso e cattivo gioco, per gli esportatori di democrazia. Lo zio Sam punta il dito contro il Giappone, nascondendo i propri conigli sotto il cappello.
Ada Oppedisano e Ayala Shbeeb (corrispondente da Damasco)