Roma, 14 ott – Le dimissioni dell’ormai ex sindaco Ignazio Marino sono state sicuramente un sospiro di sollievo per i romani.
Il totale scollamento tra l’amministrazione del medico genovese e il tessuto sociale della capitale si è mostrato in tutta la sua evidenza proprio in questi ultimi giorni, con i tentativi di arrampicata sugli specchi di un uomo ormai abbandonato dal suo partito, inviso ai suoi cittadini e commiserato da quelle poche persone rimaste al suo fianco.
Ma i ritmi impietosi della politica, soprattutto a Roma, non permettono certo di rilassarsi troppo e bisogna farsi trovare preparati, perché gli eventi che hanno sconvolto il Campidoglio in queste ultime settimane presagiscono, con ogni probabilità, un futuro tutt’altro che roseo per la città.
Cosa succederà nel breve termine?
La caduta del sindaco e del consiglio comunale lasceranno un vuoto amministrativo che dovrà essere colmato al più presto, e il delicato compito spetterà ovviamente all’onnipresente prefetto di Roma Franco Gabrielli, il quale potrà nominare in totale libertà un commissario prefettizio che entro 90 giorni dovrà per legge trasformarsi in commissario straordinario, con il compito di “traghettare” il comune di Roma alle prossime elezioni. A dirla tutta, il termine “traghettare” suona più come un eufemismo visto che il commissario sarà praticamente plenipotenziario, ricoprendo de facto il ruolo di sindaco e consiglio comunale tutto.
Di andare direttamente alle elezioni non se ne parla, è molto più naturale che un prefetto incaricato dal governo centrale (quindi dal PD) nomini un commissario (previa consultazione del PD) per andare a tappare i buchi dell’amministrazione targata PD che lo stesso PD ha contribuito a sabotare. Chiaro no?
Quando si potrà votare?
È evidente che il Partito Democratico non ha nessuna intenzione di confrontarsi con l’elettorato, perché ora come ora tra scandali, arresti e panni sporchi di ogni genere la batosta sarebbe talmente colossale da far tremare persino lo scranno del presidente Matteo Renzi. Quindi non resta che temporeggiare fino a maggio, quando si voterà nelle maggiori città italiane e la disfatta romana passerebbe forse inosservata. E visto che ci hanno abituati a tutto e di più, non è da escludere neanche la possibilità di un commissariamento prolungato fino alla fine di quello che avrebbe dovuto essere il mandato di Marino, con buona pace della tanto decantata sovranità popolare. Questa eventualità permetterebbe al PD di gestire in toto il Giubileo con quello che a tutti gli effetti sarebbe un golpe amministrativo senza precedenti.
E le opposizioni?
Il raggio d’azione degli altri schieramenti politici a questo punto, almeno fino all’apertura dei seggi, viene drasticamente diminuito. Fino a quando non si tornerà al voto infatti le uniche controffensive rimarranno le sterili polemiche dei pentastellati e forse qualche alzata di cresta delle correnti interne del PD. Insomma paradossalmente, l’opposizione maggiore ora come ora potrebbe arrivare giusto dall’ex primo cittadino, che a questo punto vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Per il resto ci si prepara alla campagna elettorale e il commissariamento della città, state tranquilli, filerà liscio come l’olio per tutto il tempo necessario.
Cui prodest?
Per quanto si possa tergiversare e allungare i tempi, prima o poi bisognerà tornare al voto e a quel punto chi ne gioverà, almeno in fatto di percentuali, non sarà certo il PD, il quale per altro probabilmente non avrà alcuna intenzione di bruciare i suoi nomi migliori in una campagna elettorale che non lo vede certo favorito.
Anche il centrodestra a Roma ha avuto giorni migliori, diciamolo. Il suo peso politico è ridotto ai minimi termini e non può certo pensare di correre da solo, senza numeri e senza candidati forti.
Ecco che la scelta quasi obbligata cade su Alfio Marchini. L’uomo giusto per tutti gli schieramenti, uscito indenne dall’uragano di Mafia Capitale, con il suo fascino elegante e la sua presenza scenica che infonde sicurezza. Il PD lo appoggerebbe per non dover scendere in campo direttamente, il PDL per rimediare un nome forte in assenza di propri candidati (anche se potrebbe decidere di convergere sulla Meloni). Inoltre a Marchini non mancano certo gli appoggi di quei cosiddetti poteri forti che si vocifera non amassero Marino.
Un costruttore sindaco con i fondi speciali dell’Anno Santo a disposizione:
questo è il futuro che al momento si sta prefigurando per Roma. Un personaggio che, nonostante sia sceso in campo da poco (si candida per la prima volta alle comunali del 2013) ha già nel suo bagaglio di esperienze diversi ruoli, tra cui membro del CdA della RAI e amministratore delegato di Roma Duemila srl, la società di Ferrovie dello Stato che si occupò del piano infrastrutture proprio in vista del Giubileo del 2000.
La famiglia Marchini da circa 40 anni è una delle principali dinastie di costruttori della Capitale, ed è infatti nota l’amicizia fraterna che lega Alfio ai Caltagirone i quali, secondo indiscrezioni, sarebbero stati tra i principali promotori della sua ultima campagna elettorale. In particolare, le storie che si intrecciano maggiormente sono quelle di Alfio e Francesco Gaetano, dato che entrambi detengono parte delle azioni di Acea.
Il capostipite è il nonno Alfio Marchini, partigiano gappista rimasto vicino al PCI per tutta la vita tanto da guadagnarsi il soprannome di “calce e martello” dopo aver regalato al Partito Comunista la storica sede di via delle Botteghe Oscure.
Come interrompere il meccanismo?
Una volta che i rapporti di forza nel panorama politico romano sembrano delineati la domanda da porsi rimane una sola: come interrompere questo meccanismo?
Ora più che mai servirebbe un punto di rottura forte, un cambio di rotta drastico da parte di quegli schieramenti politici che, almeno a parole, vogliono inserirsi all’interno del meccanismo per minarne il funzionamento alla base e portare finalmente quell’inversione di tendenza che salverebbe Roma da un destino che potrebbe rivelarsi molto peggiore di una Panda parcheggiata sulle strisce o una cena pagata con la carta di credito delle spese di rappresentanza.
Tanto per cominciare bisogna capire quanto affidamento si può fare sul Movimento Cinque Stelle, perché se Marino era un “alieno” rispetto alle logiche della politica capitolina, i grillini con le loro anime belle e la loro indignazione da social network fanno parte proprio di un altro sistema planetario. Se in più si aggiunge che il loro uomo forte Di Battista non ha alcuna intenzione di candidarsi, ecco che come al solito rischiano di rimanere vittime della loro stessa immaturità politica.
Non resta che sperare in un soggetto politico nuovo che possa in qualche modo ottenere l’appoggio della Lega Nord. Ora che Salvini ha dimostrato di essere l’unica valida opposizione a Renzi, dovrà trovare il coraggio di smarcarsi dalle sirene del centrodestra, evitare i vari satrapi che inevitabilmente gli ronzeranno intorno e creare una vera alternativa alla quale non mancherebbe certo la base popolare, ora che il Carroccio ha abbandonato le velleità nordiste per fare spazio a un’ottica di respiro nazionale. Se fin da subito si comincerà a costruire l’alternativa forte al grande biscotto targato Marchini forse Roma potrà liberarsi dalla morsa della vecchia politica, altrimenti i chiari di luna per la città saranno catastrofici e la padella in cui eravamo sarà quasi un bel ricordo rispetto alla brace in cui, nostro malgrado, ci potremmo ritrovare.
Michele de Nicolay
1 commento
Articolo impeccabile. Aggiungo solo questi ulteriori dubbi su Grillo…
http://www.qelsi.it/2013/grillo-e-la-gabbia-di-faraday/