Roma, 17 set – Da che mondo e mondo, i ministri dell’Istruzione sono sempre stati contestati. Stefania Giannini ha però il primato di essere la prima a minacciare querele. Contro gli studenti, contro le famiglie, forse anche contro l’intero popolo italiano, reo di contestare la riforma renziana della scuola.
Galeotto fu il gender: le proteste delle famiglie contro l’inserimento delle tematiche di genere in sedicenti corsi contro il “bullismo” o la “discriminazione” non sono andate giù alla Giannini.
Che ha tuonato: “Chi ha parlato e continua a parlare di ‘teoria gender’ in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola compie una truffa culturale e voglio dire con chiarezza che ci tuteleremo con gli strumenti adeguati”.
A chi le ha chiesto se il ministero si stia già muovendo in questa direzione, la titolare del dicastero di viale Trastevere ha poi risposto: “Eh beh, sì, perché facciamo chiarezza con circolari e in altri modi, ma se ciò non dovesse bastare credo che ci sia una responsabilità irrinunciabile di passare anche a strumenti legali”.
Non male, un ministero che minaccia querele contro le critiche. Resta tuttavia in sospeso una domanda: in cosa consisterà la denuncia? Si riterrà lesiva dell’onorabilità del ministero l’affermazione che il suddetto propagandi teorie gender? A quale elemento in particolare di tali teorie il ministero ritiene offensivo essere accostato? Ci dica, ministro, ci dica. Siamo proprio curiosi.
Roberto Derta
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