Roma, 15 set – Mare Nostrum, Triton, e ora anche EUNavfor Med. La missione europea per la lotta al traffico di essere umani è entrata ufficialmente nella fase operativa con il via libera del Consiglio degli Affari Generali di Bruxelles.
La decisione positiva dei ministri degli Affari Europei, permetterà ai mezzi di EUNavfor Med di effettuare “abbordaggi, perquisizioni, sequestri e dirottamenti in alto mare”, come si legge nel documento ufficiale, di ogni natante “sospettato di venir utilizzate per il traffico di esseri umani nell’ambito delle legislazioni internazionali”, in particolare l’UNCLOS e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Ed è questo il vero limite della missione navale: le regole di ingaggio stabilite dall’ONU.
Perché EUNavfor Med, a cui dovrebbero partecipare 22 paesi europei ma che fin’ora è stata finanziata solo dall’Italia con 26 milioni di euro per i primi 3 mesi e dalla stessa UE con 12 milioni per i primi 2 mesi, avrà, come al solito, una mano legata dietro la schiena: la piccola flotta composta, per il momento, dalla portaerei Cavour, un sommergibile italiano, una fregata ed un rifornitore tedesco, una nave ausiliaria inglese, potrà affondare i barconi, dopo aver recuperato e messo in salvo gli immigrati, solo in acque internazionali tenendosi al di fuori di quelle libiche, come peraltro già accade in seno alle altre missioni navali; si prevede, inoltre, un aumento della consistenza delle forze navali con altre 7 fregate e una maggiore partecipazione finanziaria degli altri Paesi europei, ma per ora il tutto è rimasto sulla carta.
In questa fase non ci sarà nessuna azione sul territorio libico, anche se il piano originario lo prevedeva, ONU dixit: ogni tipo di intervento armato in Libia sarà eventualmente relegato alla fase 3 della missione, previsto tra 2 o 3 settimane, secondo gli esperti.
Questo a causa dell’impossibilità al raggiungimento di un accordo tra le parti in lotta per la formazione di un governo di unità nazionale in Libia. Unità che, crediamo, non sarà mai raggiunta stante la enorme distanza culturale e politica che separa la Tripolitania dalla Cirenaica.
Quindi anche questa missione navale, al pari delle precedenti, non rappresenterà un argine contro la marea umana che arriva sulle nostre coste, tantomeno permetterà una reale lotta ai trafficanti in quanto nessuno di loro si avventurerà oltre il limite delle acque territoriali libiche preferendo, come già fanno, pagare profumatamente uno scafista per fare il lavoro sporco.
Occorre non farsi illusioni di sorta sull’efficacia attuale della missione navale: nelle prossime settimane sicuramente si avrà una contrazione nel numero di arrivi ma non sarà a causa di EUNavfor Med, almeno finchè le regole di ingaggio saranno queste, sarà dovuta solamente al mutare delle condizioni climatiche che, fisiologicamente, limiteranno il numero delle partenze dalla Libia. Sembra essere quindi una sorta di contentino europeo per l’opinione pubblica alla luce anche della palese incapacità dell’UE di avere una politica uniforme e forte per contrastare gli arrivi in Europa, sia via mare che via terra.
Paolo Mauri
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