Roma, 7 set – A fine 2014 lo avevamo segnalato, proprio sul Primato Nazionale: la Confindustria tedesca reclamava nuovi schiavi.
Dopo le importanti manifestazioni contro l’immigrazione di quei mesi, il presidente della potente associazione padronale tedesca, Ulrich Grillo, si era apertamente schierato a favore dell’apertura delle frontiere: “Siamo da molto tempo un paese di immigrazione – aveva detto – e dobbiamo restarlo. In quanto stato prospero e anche per amore cristiano verso il prossimo, il nostro Paese dovrebbe permettere di accogliere più rifugiati. Io prendo chiaramente le distanze dai neonazisti e dai razzisti riuniti a Dresda e altrove. Noi dobbiamo opporci a tutte le forme di xenofobia”.
Tanto pathos umanitario appariva però sospetto. L’impressione era che il grande capitale reclamasse, in Germania come altrove, nuove braccia da sfruttare.
Ora la politica viene incontro ai desiderata padronali: avete chiesto più immigrati? Eccoli, adesso ne avete quanti ne volete. “Se arriviamo a integrarli rapidamente nel mercato del lavoro aiuteremo i rifugiati e aiuteremo noi stessi”, ha commentato qualche giorno fa lo stesso Grillo, soddisfatto di aver visto esaudite le sue richieste.
Secondo gli analisti, la Germania avrà bisogno di 1,8 milioni di lavoratori da qui al 2020 e di 3,9milioni da qui al 2040.
Ecco, quindi, a cosa sono rivolti gli applausi e le lacrime della sinistra di tutta Europa, che guarda commossa all’accoglienza della Merkel: alla deportazione di forza lavoro da un continente all’altro per venire incontro alle esigenze del capitale.
Giorgio Nigra
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