Roma, 8 ago – Bene di prima necessità, focolare domestico, diritto di ogni cittadino? Scordatevi tutto questo. La casa ormai è diventata un lusso. E non solo per chi vive in affitto, ma anche per chi è riuscito, magari dopo anni di sacrifici, finalmente ad acquistare le agognate quattro mura.
E’ quanto emerge da uno studio condotto dalla Cgil, che ha analizzato l’impatto delle spese per la casa sul reddito delle famiglie. Per chi ha acquistato la casa con un mutuo ancora da chiudere, si va da un minimo del 30% di Torino ad un massimo del 47% a Napoli. Più leggera, ma solo relativamente, la situazione per chi non ha debiti verso le banche: gestione, bollette, manutenzioni, condominio si portano via dall’11% al 18% del reddito, minimo e massimo registrati sempre fra Torino e Napoli. La situazione cambia radicalmente se la casa non è di proprietà. In questo caso entra infatti in gioco anche la spessa fissa mensile per l’affitto, che fa salire l’asticella. L’incidenza sui redditi diventa così da un minimo del 30% registrato a Genova ad un massimo che supera il 50% a Roma.
La Cgil punta il dito contro l’iniquità del sistema tributario, che incide maggiormente sui redditi più bassi. Secondo il sindacato servirebbe una “tassa progressiva”, fermo restando la necessità di abolire qualsiasi forma di imposizione “per chi possiede una sola abitazione con rendite catastali al di sotto di una certa soglia”.
Filippo Burla
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