Roma, 1 apr – C’è un dato inconfutabile in questa storia dell’uscita di Prodi post “schiaffo di Ventotene“. La sinistra italiana non riesce a staccarsi dal passato. Nel momento di massima confusione politica, quando la leadership è debole e le idee scarseggiano, ecco che spunta nuovamente Romano Prodi, chiamato in fretta e furia per dire qualcosa, qualsiasi cosa. Un ritorno patetico, che dimostra solo una cosa: la sinistra non ha più nulla di nuovo da offrire. Qualcuno ha ordinato un Biden?
Prodi, il salvatore che non salva
Se l’idea era quella di rilanciare una figura storica per dare un minimo di stabilità e autorevolezza alla sinistra, il risultato è stato un fallimento totale. Prodi è stato travolto e probabilmente bruciato per sempre da quel meccanismo forcaiolo e lobbistico che proprio i suoi compagni di viaggio hanno contribuito a creare. Il problema? Non una questione politica seria, non una colpa grave maturata in anni e anni di potere (e ce ne sono), ma un’oggettiva idiozia. La tirata di capelli ad una giornalista, un gesto di spocchiosa senilità ma niente di più. A dare il colpo di grazia al “padrino nobile” del centrosinistra sono delle immagini recuperate da un passato che, fino a ieri, non sembrava interessare a nessuno. Prima un filmato in cui Prodi litiga furiosamente con un barista, reo di aver fatto una battuta sulla politica. La reazione? Un insulto in pieno stile: «Stronzo!». Il cameriere, che stasera sarà ospite di Massimo Giletti, ha raccontato di aver semplicemente espresso un commento sulla “deriva” della politica italiana. Poi c’è un altro episodio, stavolta del 2014, quando Prodi prese le guance di un giornalista che gli aveva fatto una domanda scomoda. All’epoca, tutto passò sotto silenzio. Oggi, invece, questi episodi vengono trasformati in un caso nazionale.
Fuoco amico, senza pietà
Il paradosso è evidente: per anni Prodi è stato un intoccabile, un simbolo, uno di quelli che non si poteva criticare. Ha potuto governare indisturbato per anni e muovere leve di potere a dir poco consistenti. La sua fine politica arriva per una lite da bar e uno scatto d’ira del 2014? Più che una fine un requiem, perchè la sua carriera come uomo politico è finita da tempo. Il vero spettacolo grottesco, però, è la reazione di certi esponenti del PD. Angelo Dieni, consigliere dem del Comune di Valsamoggia, ha commentato l’episodio della giornalista Lavinia Orefici insultandola apertamente: «Una cretina». E, riferendosi al gesto di Prodi che le ha tirato i capelli, ha aggiunto: «Non doveva tirarle i capelli, ma darle un calcio ben assestato negli stinchi». Alla faccia dei diritti delle donne. Questa vicenda non dice nulla di più su quanto già sapevamo di Prodi (che evidentemente è lo stesso di sempre), ma racconta molto sulla sinistra di oggi. Se devono richiamare un ottuagenario per coprire il vuoto di leadership, vuol dire che la situazione è disperata. Ma se quello stesso leader viene poi scaricato per un nonnulla, vuol dire che non c’è più nemmeno una strategia. Compagni, ricongelatelo!
Sergio Filacchioni