Roma, 17 gen – David Lynch è morto ieri, all’età di 78 anni (ne avrebbe compiuti 79 il prossimo lunedì), dopo l’aggravarsi di un enfisema polmonare di cui soffriva da anni. Vincitore di un Oscar alla carriera nel 2020, di un Leone d’Oro sempre alla carriera nel 2006 e di una Palma d’Oro nel 1990, Lynch è stato senz’altro uno dei registi più amati e apprezzati. Nonostante i numerosissimi interrogativi senza risposta che i suoi lavori, spesso al limite della dimensione onirica, hanno lasciato nella mente degli spettatori.
Twin Peaks, l’archetipo della serie tv moderna
Ma soprattutto verrà ricordato come degli autori più segnanti della storia della televisione. Il suo nome resterà per sempre legato a quello della serie televisiva Twin Peaks, andata in onda tra il 1990 e il 1991 e poi ripresa venticinque anni dopo (come da promessa da parte di Laura Palmer all’interno della Loggia Nera…) con Twin Peaks: The Return. Twin Peaks non fu soltanto un fenomeno globale che tenne attaccati alla tv milioni di spettatori in tutto il mondo. Fu una vera e propria pietra miliare. Possiamo tranquillamente parlare di una tv prima di Twin Peaks e di una tv dopo Twin Peaks.
E non tanto per il fatto che Lynch in essa sdoganò tutta una serie di argomenti allora tabù – pensiamo alla droga, allo stupro, all’abuso su minori che fanno da sfondo e a volte da base all’intera serie – che resero adulto un formato, quello dei telefilm, in quegli anni principalmente destinato alle famiglie o ad un pubblico adolescente.
Ma proprio perché rivoluzionando un intero format Twin Peaks fu, di fatto, l’archetipo della serie tv moderna. Senza Twin Peaks – e a livello di importanza e influenza nella storia della tv possiamo mettergli accanto solo X-Files e Lost – non avremmo nessuna delle serie tv che abbiamo amato negli ultimi venti anni.
Domande, teorie e interpretazioni
Poi, dicevamo, i grandi misteri che i suoi lavori si portano dietro. Difficilmente si troverà in rete un regista che ha causato più domande, teorie e interpretazioni dei suoi lavori, che come impronta hanno tutti una dimensione onirica – che spesso confina nell’incubo – e allucinata, a tratti grottesca e che finisce sempre per essere incomprensibile, tanto che spesso ci si chiede se Lynch abbia davvero voluto nascondere un significato reale dietro i suoi finali e le sue scene iconiche o se abbia anche voluto prendere in giro lo spettatore. L’ipotesi più probabile è che abbia fatto entrambi.
E così, a distanza di decenni, c’è ancora chi si chiede chi siano gli inquietanti conigli che in Rabbits dicono cose senza senso mentre in sottofondo si ode la risata finta delle sit-com. O chi sia l’uomo misterioso di Strade Perdute e che senso abbia il finale. Oppure se l’interpretazione onirica sia davvero la vera chiave dell’intero film di Mulholland Drive, inizialmente concepito come spin-off sul personaggio di Audrey Horne di Twin Peaks, poi come episodio pilota di una serie tv indipendente e poi trasformato in film con un finale creato a posteriori. O il significato del delirante Eraserhead, primo lavoro da regista di Lynch. E poi, ovviamente, le mille domande irrisolte di Twin Peaks.
David Lynch e la passione per l’esoterismo
A rendere tutto più affascinante era la passione di David Lynch per l’esoterismo e l’occulto. Passione a cui ha attinto a piene mani nello scrivere le sceneggiature che spesso risultano fin troppo dense di riferimenti a quasi qualunque argomento. Basti pensare ai chiari riferimenti, sia in Eraserhead che in Twin Peaks, alla Gnosi (su questo consigliamo l’ottimo saggio “Pillola Rossa o Loggia Nera” di Paolo Riberi). O ai continui e spesso nascosti riferimenti a Crowley e alla magia (vedi l’ottimo “David Lynch. Viaggio nell’occulto” di Sergio Duma). Ai continui riferimenti alle dottrine orientali vediche e tibetane, spesso citate dal protagonista di Twin Peaks, il detective Cooper. Ma anche i riferimenti alle letture esoteriche dell’ufologia riportate nei lavori di Mark Frost, suo collaboratore di fiducia, indispensabili per avere un quadro più chiaro su Twin Peaks (mi riferisco a “Twin Peaks, il Dossier Finale” e a “Le Vite Segrete di Twin Peaks”).
Una mente geniale e influente
E poi la sua capacità di creare personaggi che rimarranno per sempre nell’immaginario collettivo. E non solo i personaggi “strani” come il Nano, il Gigante, Bob, Judy, l’Uomo con un braccio solo o la Signora Ceppo. Ma proprio i personaggi più “normali” che risultano tuttora tra i più amati della storia della tv. Laura Palmer e il suo grido, Cooper con le sue capacità e il suo registratore ma anche Audrey e Shelley (alzi la mano chi non ha avuto una cotta per entrambe…) verranno ricordati per sempre tra i personaggi più riusciti e complessi di tutte le serie televisive. Con la morte di Lynch se ne va sicuramente una delle menti più geniali e influenti degli ultimi decenni. E noi resteremo per sempre con la sua domanda, tratta dalle scritture vediche: siamo come il sognatore che sogna e poi vive nel sogno. Ma chi è, in realtà, il sognatore?
Carlomanno Adinolfi