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L’esempio di Ramelli per minacciare gli studenti identitari: antifascisti senza vergogna

by Michele Iozzino
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Roma, 30 nov – A Milano le sigle antifasciste protestano contro la presenza in piazza del Blocco Studentesco, e lo fanno esaltando l’aggressione e l’uccisione di Sergio Ramelli, il giovanissimo studente del Fronte della Gioventù che nel 1975 fu vittima di un agguato a colpi di chiave inglese da parte di un gruppo di militanti appartenenti ad Avanguardia operaia.

L’odio rosso degli antifascisti e lo sfregio a Ramelli

La Questura aveva preso come scusa proprio le sigle antifasciste e il pericolo che queste provocassero disordini per vietare il corteo del Blocco Studentesco previsto per oggi, come se fosse quest’ultimo a dover essere responsabile delle follie di chi gli protesta contro. Un evidente paradosso logico, reso ancora più grave dal fatto di darla vinta proprio a quegli stessi antifascisti in nome dei quali viene agitato lo spettro di possibili problemi per l’ordine pubblico. In ogni caso le sigle antifasciste hanno risposto alla “chiamata” delle autorità, dando sfoggio delle loro consueta aggressività, almeno a parole. Questa mattina a piazzale Gorini hanno affisso uno striscione dove campeggia la scritta “Welcome to Milano Antifa”, sotto le date del 28 giugno 1945 e del 13 marzo 1975, e un generico “coming soon”. La data del 13 marzo è quella dell’aggressione a Ramelli, il quale morirà il 29 aprile dello stesso anno in seguito alle ferite. Anzi, in zona piazzale Gorini viveva proprio il giovane studente del Fronte della Gioventù. Insomma, non solo gli antifascisti rivendicano una squallida e vigliacca violenza come quella contro Ramelli, ma si augurano che possa accadere ancora. Per quanto riguarda il 28 giugno 1945, immaginiamo che il riferimento sia alla morte di Benito Mussolini avvenuta però il 28 aprile 1945.

Il flash-mob del Blocco Studentesco: “Antifascismo è mafia”

Nel frattempo questa mattina il Blocco Studentesco ha organizzato un flash-mob a piazza Missori per denunciare il comportamento della Questura. Gli studenti hanno esposto uno striscione con su scritto “Antifascismo è mafia”. Impedire ad una realtà giovanile di manifestare solo per paura delle sigle antifasciste – si legge in una nota del movimento – significa ammettere l’impotenza dello Stato di fronte a questo metodo mafioso”. Gli studenti hanno deciso di sfidare i divieti e i ricatti delle istituzione e di scendere comunque in piazza.

Michele Iozzino

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