Roma, 24 nov – Immaginatevi Fedez in società con Luciano Moggi. Oppure Er Faina che si confronta “istituzionalmente” con Zlatan Ibrahimovic. No, non siamo dentro un improbabile trama del teatro dell’assurdo. Ma se pensavate che con Campioni il pallone italiano avesse toccato il fondo del trash già ad inizio millennio, vi sbagliavate di grosso. Ecco servita anche nel nostro paese la Kings League. Ovvero il campionato di calcio (a sette) di cui non avevamo assolutamente bisogno.
Circo o format di successo?
L’idea, per chi non la conoscesse, arriva dalla Spagna. Concepito un paio d’anni fa dall’ex difensore del Barcellona Gerard Piqué con la collaborazione dello steamer (nuova figura professionale legata all’intrattenimento virtuale) Ibai Llamos questo “rivoluzionario” – a detta degli organizzatori, le virgolette sono d’obbligo – torneo è stato prontamente bollato dal presidente della Liga iberica alla stregua di un circo. Eppure sui social sembra stia andando forte. Tanto da vantare anche un’edizione oltreoceano e un mondiale già in programma.
Ma in cosa consiste precisamente questa Kings League? Il regolamento prevede innanzitutto gare da due tempi di venti minuti ciascuno. Squadre ferme sulla linea di fondo e fischio d’inizio con il pallone che cade dall’alto. Cinque minuti di uno contro uno: poi ad ogni giro di lancetta si aggiungerà un giocatore per parte. Piccola pausa, se tutto questo vi sembra strano, preparatevi al peggio.
Kings League: un po’ calcio, un po’ Yu-Gi-Oh!
Minuto diciotto, un dado deciderà il numero degli atleti che termineranno la prima frazione. Secondo tempo normale – si fa per dire – fino al trentottesimo. Ma nei successivi e conclusivi centoventi secondi tutto può succedere: le reti valgono doppio, a patto che il risultato non sia in parità.
Finale, quest’ultimo, non contemplato. Perché sono previsti sia il caro vecchio golden gol sia – successivamente – i calci di rigore. Ci sono poi le carte segrete, scelte nel pre-gara e non rivelate agli atleti: tra le possibili opzioni da pescare i dimenticatissimi shoot-out, l’esplusione temporanea di un avversario, il rigore presidenziale e il furto del “jolly” avversario.
Nella versione italiana si confronteranno dodici squadre presiedute da influencer vari ed eventuali – il più famoso l’ex marito della Ferragni. Ibra è il presidente del torneo, al politicamente correttissimo Claudio Marchisio va invece la direzione sportiva.
Un giro d’affari da 60 milioni di euro
Saremo anche retrogradi, ma fin qui solo sbadigli. Eppure la Kosmos – società dello stesso Piqué, ufficialmente organizzatrice della Kings League – ha raccolto finanziamenti per 60 milioni di euro. E ben più della metà dei ricavi (in netto aumento) arrivano da importanti sponsorizzazioni – Adidas, Spotify, Prime e Banco Santander. Sui social i follower oltrepassano già quota 13 milioni, l’età media dei consumatori è ovviamente bassissima. Grazie alla presenza di qualche campione del passato poi, nella prima edizione spagnola anche il riscontro di pubblico dal vivo si è rivelato in maniera più che positiva. Ad ogni modo, ma si sarà capito, questa nuova trovata non riesce proprio a scaldarci il cuore.
Stavamo dimenticando. Si gioca completamente al chiuso. Esatto, stiamo pensando la stessa, identica cosa: se tutto questo dev’essere il nuovo che avanza, bè il freddo pungente dei nostri amati gradoni non è mai stato così tanto accogliente.
Marco Battistini