Roma, 15 ott – Sta facendo discutere (e non poteva essere altrimenti) lo studio secondo il quale le origini di Cristoforo Colombo non sarebbero da ricercare nelle luci della Lanterna – stiamo ovviamente parlando del simbolo di Genova – quanto piuttosto tra la comunità sefardita, ovveri gli ebrei iberici. Ora, se la tesi resa pubblica dalla tv pubblica spagnola proprio nel giorno del Columbus day viene già messa in dubbio da numerosi scienziati, ci sembra giusto mettere un po’ d’ordine sulla questione. Spiegando perché non è neanche l’italianità biologica del grande navigatore il vero punto della faccenda.
Dal faro di Genova al nuovo mondo
Partiamo dalla fine, ovvero dall’importante particolare fatto notare da Antonio Alonso, ex direttore dell’Istituto nazionale di tossicologia e scienze forensi: al di là dei titoloni della stampa italiana, il documentario non mostra alcuna prova in merito.
Facciamo ora un passo indietro. Per la storiografia ufficiale il nostro nasce nella famosa repubblica marinara nella seconda metà del 1451. Cosa sappiamo della sua famiglia? Tra le altre cose che lo zio paterno (Antonio Colombo) un paio di anni prima risultava – proprio dai registri della torre marittima più alta del Mediterraneo – custode del faro di Genova. Il fratello Domenico – padre di Cristoforo – fu nel savonese prima tessitore e poi commerciante. Conosciuto anche per un certo attivismo politico sposò tale Susanna Fontanarossa: è noto grazie a un atto notarile ancora conservato nell’Archivio di Stato di Genova.
Il caso non sussiste
Continuiamo quindi con le evidenze recentemente mostrate da Emanuele Mastrangelo sul sito Storia in rete: correva l’anno 1507 quando il tedesco Martin Waldseemüller disegnò un planisfero dove il nuovo mondo veniva ribattezzato in “America”, territorio “scoperto dall’ammiraglio genovese Cristoforo Colombo”.
Il dubbio semmai può esserci sulla precisa città natale del navigatore massimo: Albissola Marina, Bettola, Cogoleto, Chiusanico, Cuccaro Monferrato, Savona o Terrarossa Colombo (frazione di Moconesi). È sempre il cartografo romano a precisare che “diverse lettere di fine Quattrocento parlano di lui come genovese o ligure”. Il caso insomma non sussiste.
Cristoforo Colombo e lo spirito italiano
Esattamente un anno fa, sempre su queste pagine, vi abbiamo inoltre parlato della precisa ipotesi di una scoperta dell’America tutta italiana. Ma, come per la nazionalità – vera o presunta – dell’esploratore protagonista di queste righe, il punto centrale non è neanche questo. Ora, non essendo noi intransigenti guardiani dello status quo, riconosciamo che la ricerca storica – affinché sia tale – debba seguire il proprio percorso.
Non sarà certo da queste righe che partirà il “ridateci la Gioconda” in salsa colombiana. Come il dipinto vinciano per una questione artistica, ciò che è intrinsecamente italiano rimane comunque tale. Anche se lontano, anche se fatto proprio da altri.
Concentriamoci quindi sul “messaggio” che l’azione di Cristoforo Colombo ha fatto arrivare fino ai giorni nostri. L’italianissimo esempio nel cercare strade ancora da percorrere, nella creazione di vie da altri neanche lontanamente immaginate. Il tutto unito alla capacità prettamente europea di saper riordinare l’esistente ogni volta secondo nuove coordinate. Ecco il nocciolo della questione: l’agire integralmente da italiano. Il resto è sciovinismo fuori tempo massimo.
Cesare Ordelaffi