Roma, 23 lug – La presidenza di turno dell’Ue affidata all’Ungheria dura da appena 23 giorni ma sembra passata un’eternità. In meno di un mese – sui sei previsti – le scintille tra Bruxelles e Budapest sono state all’ordine del giorno. E la questione è sempre la stessa. Per i vertici dell’Unione il comportamento di Viktor Orban nel contesto orientale europeo non solo non è consono ma addirittura una “squalifica della politica estera” comunitaria. Il che ha portato anche ad ulteriori attriti con chi quella politica estera la rappresenta in maniera istituzionale, ovvero l’Alto Rappresentante Josep Borrell…
Ue versus Ungheria e la “squalifica della politica estera” di Budapest
Borrell non le manda a dire e attacca senza troppi complimenti Orban. Il responsabile degli Affari Esteri tira giù una montagna quando asserisce che “essere contro l’Ue e squalificare la politica estera dell’Ue deve avere delle conseguenze, formali e simboliche”. Insomma, Budapest va punita, in un modo o nell’altro. Perché? In buona sostanza, per aver dialogato con Vladimir Putin (nonostante il governo magiaro abbia effettuato una visita diplomatica anche nei riguardi di Volodymyr Zelensky). La polemica verte anche sulla European Peace Facility, ovvero uno strumento fuori bilancio istituito per gli Stati che aiutano militarmente l’Ucraina e bloccato proprio dall’Ungheria di Orban. Una situazione che per Borrell è “vergognosa”.
Dispetti e sgarbi istituzionali
La presidenza ungherese rischia di diventare una sequela di sgarbi e di ridicoli dispetti istituzionali, considerando anche che siamo appena all’inizio del semestre (ma sembra passata davvero una vita, come sottolineavamo nell’introduzione. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto parla esplicitamente di “attacco isterico e coordinato contro la politica di pace ungherese che ignora completamente i fatti”, oltre che di “pesanti bugie poiché nessuno potrebbe citare una sola frase del primo ministro che affermi di rappresentare o parlare a nome dell’Ue”, riguardo la polemica secondo cui Budapest sfrutterbbe la presidenza semestrale per parlare a nome di altri.
Per Szijjarto si tratta di “una vendetta fantastica, un’idea infantile“, quella di non convocare il consiglio informale Esteri e Difesa a Budapest ma a Bruxelles: uno sgarbo diretto di Borrell ad Orban che in effetti sà di infantilismo. Insomma, tutta la discussione pare paradossale. Gli ungheresi non affermano di aver parlato ad oriente in nome dell’Ue (e qui si potrebbe obiettare il fatto che abbiano scelto un momento propizio come quello della presidenza), ma poi hanno dialogato con entrambi i protagonisti dello scontro, sia ucraini che russi. A quanto pare, per Bruxelles non va bene, visto che con Putin non si potrebbe nemmeno prendere un caffé insieme (per usare un’espressione gergale ma chiarificatrice). E mancano ancora più di cinque mesi…
Alberto Celletti