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Baile Tusnad, Romania, 26 lug – L’immigrazione illegale è una “minaccia per l’Europa” e l’Unione europea non fa nulla per difendersi dalle “masse di clandestini” che contribuiscono “a far prosperare terrorismo, disoccupazione e criminalità”. Una colpevole inerzia che – prospettiva ancora più grave – mette a rischio l’Europa di “perdere la propria identità culturale”. Parole che vorremmo sentir pronunciare da qualcuno del governo italiano e che invece dobbiamo accontentarci di ascoltare dalla voce del premier ungherese Viktor Orban, intervenuto a una scuola estiva di Baile Tusnad, in Romania. Parole che testimoniano una visione e una statura di livello europeo del leader della piccola nazione dalla tradizione grande e orgogliosa, consapevole del fatto che la ricchezza del nostro continente consiste prima di tutto nei valori e tradizioni, nell’intelligenza e nella volontà dei propri abitanti, un patrimonio insostituibile da difendere a ogni costo.
Parole, inoltre, tutt’altro che vuote, anzi piene di significato perché associate ad azioni coraggiose e incisive. A partire dal “muro” – un reticolato in filo spinato alto quattro metri – lungo i 175 km di frontiera tra il paese magiaro e la Serbia, recentemente approvato a schiacciante maggioranza dal Parlamento di Budapest e la cui costruzione, già in corso, “sarà ultimata entro il 31 agosto”, secondo le parole dello stesso Orban.
Quanto poi al presunto “scandalo” dei treni a porte chiuse – apparentemente di qualità superiore rispetto a qualsiasi treno per pendolari in Italia, né più affollati, a giudicare dalle immagini – utilizzati per trasportare gli immigrati clandestini dalla frontiera meridionale ai campi allestiti presso la capitale, la misura è stata presa semplicemente per evitare che gli illegali ospiti, appena registrati, potessero scendere e far perdere le proprie tracce.
Sorprende non poco, allora, l’orrore suscitato nella stampa allineata con l’ideologia dell’accoglienza a prescindere, la stessa stampa che – conformandosi alla sempiterna reductio ad hitlerum, vera panacea in assenza di argomenti razionali – si spinge oltre il ridicolo paragonando gli eleganti treni ungheresi senza fermate intermedie ai vagoni piombati del 1944. Ma tant’è in questo mondo a rovescio.
E anche sul bilancio dell’accoglienza l’Ungheria di Orban, Fidesz (partito di maggioranza) e Jobbik (il partito ancora più nazionalista e identitario) detiene un primato invidiabile, essendo l’unico paese Ue a non aver accolto nemmeno un immigrato, nonostante gli oltre 80 mila richiedenti asilo nel 2015 (erano 43 mila in tutto il 2014 e appena duemila nel 2012). Il vice-premier magiaro Janos Lazar ne va giustamente fiero: “Questa gente doveva essere fermata e registrata già in Grecia, perché sono entrati in Ue da lì. A quel che mi risulta, nei Balcani non c’è attualmente alcuna guerra. Hanno pagato dei trafficanti, in Serbia, e vengono trasportati a bordo di autobus fino al confine ungherese. Costruiamo una barriera proprio per farla finita con tutto questo”.
Gli ungheresi, le cui proteste anti-governative devono essere particolarmente flebili se nemmeno i media europei allineati ne danno notizia, devono essere fatti di una pasta particolare, quella che probabilmente noi Italiani abbiamo smarrito, se senza battere ciglio accettiamo il fatto che nella sola giornata di ieri non meno di duemila nuovi immigrati sono sbarcati tra Sicilia (1500), Puglia (400, a carico della Marina militare italiana) e Calabria, quasi tutti maschi e quindi automaticamente non profughi ma semplicemente illegali.
Francesco Meneguzzo
Baile Tusnad, Romania, 26 lug – L’immigrazione illegale è una “minaccia per l’Europa” e l’Unione europea non fa nulla per difendersi dalle “masse di clandestini” che contribuiscono “a far prosperare terrorismo, disoccupazione e criminalità”. Una colpevole inerzia che – prospettiva ancora più grave – mette a rischio l’Europa di “perdere la propria identità culturale”. Parole che vorremmo sentir pronunciare da qualcuno del governo italiano e che invece dobbiamo accontentarci di ascoltare dalla voce del premier ungherese Viktor Orban, intervenuto a una scuola estiva di Baile Tusnad, in Romania. Parole che testimoniano una visione e una statura di livello europeo del leader della piccola nazione dalla tradizione grande e orgogliosa, consapevole del fatto che la ricchezza del nostro continente consiste prima di tutto nei valori e tradizioni, nell’intelligenza e nella volontà dei propri abitanti, un patrimonio insostituibile da difendere a ogni costo.
Parole, inoltre, tutt’altro che vuote, anzi piene di significato perché associate ad azioni coraggiose e incisive. A partire dal “muro” – un reticolato in filo spinato alto quattro metri – lungo i 175 km di frontiera tra il paese magiaro e la Serbia, recentemente approvato a schiacciante maggioranza dal Parlamento di Budapest e la cui costruzione, già in corso, “sarà ultimata entro il 31 agosto”, secondo le parole dello stesso Orban.
Quanto poi al presunto “scandalo” dei treni a porte chiuse – apparentemente di qualità superiore rispetto a qualsiasi treno per pendolari in Italia, né più affollati, a giudicare dalle immagini – utilizzati per trasportare gli immigrati clandestini dalla frontiera meridionale ai campi allestiti presso la capitale, la misura è stata presa semplicemente per evitare che gli illegali ospiti, appena registrati, potessero scendere e far perdere le proprie tracce.
Sorprende non poco, allora, l’orrore suscitato nella stampa allineata con l’ideologia dell’accoglienza a prescindere, la stessa stampa che – conformandosi alla sempiterna reductio ad hitlerum, vera panacea in assenza di argomenti razionali – si spinge oltre il ridicolo paragonando gli eleganti treni ungheresi senza fermate intermedie ai vagoni piombati del 1944. Ma tant’è in questo mondo a rovescio.
E anche sul bilancio dell’accoglienza l’Ungheria di Orban, Fidesz (partito di maggioranza) e Jobbik (il partito ancora più nazionalista e identitario) detiene un primato invidiabile, essendo l’unico paese Ue a non aver accolto nemmeno un immigrato, nonostante gli oltre 80 mila richiedenti asilo nel 2015 (erano 43 mila in tutto il 2014 e appena duemila nel 2012). Il vice-premier magiaro Janos Lazar ne va giustamente fiero: “Questa gente doveva essere fermata e registrata già in Grecia, perché sono entrati in Ue da lì. A quel che mi risulta, nei Balcani non c’è attualmente alcuna guerra. Hanno pagato dei trafficanti, in Serbia, e vengono trasportati a bordo di autobus fino al confine ungherese. Costruiamo una barriera proprio per farla finita con tutto questo”.
Gli ungheresi, le cui proteste anti-governative devono essere particolarmente flebili se nemmeno i media europei allineati ne danno notizia, devono essere fatti di una pasta particolare, quella che probabilmente noi Italiani abbiamo smarrito, se senza battere ciglio accettiamo il fatto che nella sola giornata di ieri non meno di duemila nuovi immigrati sono sbarcati tra Sicilia (1500), Puglia (400, a carico della Marina militare italiana) e Calabria, quasi tutti maschi e quindi automaticamente non profughi ma semplicemente illegali.
Francesco Meneguzzo
3 comments
finally someone that shows courage trying to protect our almost lost identity and cultural values, to many politicians lack in baldness until it will be to late!
it has nothing to do with racism (a word used much to easy), only self preservation …
l’occidente ha inventato la corrente elettrica, la radio, gli aerei, la medicina moderna, la TV, la lampadina ,i condizionatori, il cemento armato, i treni le auto, le biciclette , la legge, la democrazia e un elenco infinito di cose grazie alla libertà di pensiero e di espressione.
La massa di barbari che ci sta invadendo usa tutto quanto sopra , pretende di trovarsi la pappa fatta insieme alla pretesa di avere senza dare nulla in cambio, ad es. il riconoscere il cristianesimo.
L’Ungheria ha il sacro santo diritto dovere di respingerli, cosa che i nostri governanti , da bravi comunisti, non hanno ancora capito.
Meno male che c’è l’Ungheria a ricordarci come agisce un paese normale.